lunedì 16 dicembre 2013

Il ladro (The Wrong Man, 1956) di Alfred Hitchcock

Nel 1956 il Maestro inglese realizza la sua opera più atipica, "Il ladro", un film ispirato a un fatto realmente accaduto, girato in bianco e nero con uno stile così rigoroso ed austero da richiamare quello di Bresson. La storia di un innocente, scambiato per un rapinatore e come tale perseguito, non ha stavolta nulla delle romanzesche peripezie dei precedenti film con al centro una situazione simile. Qui il protagonista, attonito e sgomento, ha i comportamenti dell’uomo comune incapace di ribellarsi a un destino imperscrutabile, che distrugge la sua vita (e quella della moglie). E’ la situazione de "Il processo" di Kafka, ma Hitchcock la sviluppa senza i toni visionari dello scrittore (né quelli allucinatori della successiva versione cinematografica di Welles), che non gli sono congeniali. Il suo film è dominato da una concezione "religiosa" della "colpa" di vivere, e condotto con implacabile razionalità, un incubo lucido e perciò tanto più inquietante, risolto alla fine dal ricorso a una sorta di intervento della "provvidenza" (splendida la sequenza del protagonista, cattolico come il regista, che prega, mentre, in sovrimpressione, il vero colpevole viene arrestato). Ricco di altri momenti memorabili (come quando la moglie, ormai sulle soglie della follia, colpisce il protagonista, rompendo lo specchio nel quale la scena era ripresa), è un film che non fu capito né dalla critica né dal pubblico, disorientati dall’improvviso mutamento di registro, ma assolutamente da collocare tra le opere migliori, e comunque più alte, di un autore molto più complesso della sua immagine "ufficiale". E' un film da riscoprire e da rivalutare, con un ottimo Henry Fonda (in tono dimesso) e per questo ho deciso di proporlo.

Voto:
voto: 3,5/5

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