lunedì 16 dicembre 2013

La casa (The evil dead, 1981) di Sam Raimi

Cinque giovani si recano in un isolato chalet di montagna, collocato in una selvaggia zona boscosa, per trascorrere un weekend all'insegna del divertimento tra alcool e sesso. Nella cantina trovano un antico libro sumero pieno di formule magiche e rituali oscuri ed un nastro magnetico registrato da un precedente abitatore della casa, il cui ascolto risveglierà arcane forze malefiche residenti in quei luoghi, le quali trasformeranno la vacanza in un terribile incubo di sangue e di morte. In una interminabile notte infernale i ragazzi dovranno lottare con tutte le loro forze per sfuggire ai demoni che hanno ridestato con le loro azioni. Questo terrificante "B-movie", scritto, diretto e prodotto da un giovanissimo Sam Raimi (al suo primo vero lungometraggio), potrebbe sembrare, ad una lettura superficiale, l'ennesima istanza sull’abusato tema delle case infestate, anche grazie al discutibile titolo (ben più banale e grossolano) con cui venne distribuito in Italia a tre anni di distanza dalla sua uscita nelle sale americane. In realtà non è così e per svariati motivi: innanzi tutto il "male morto" (ma invero solo dormiente) del titolo originale è connesso al bosco (richiamando così elementi archetipali tipici delle fiabe oscure) più che alla baita in cui si svolge l'azione principale. In secondo luogo "la casa" è solamente un piccolo cottage silvano che proprio nulla ha a che vedere con la residenza di hitchcockiana memoria che campeggia nella locandina italiana, ma che, probabilmente, contribuì ad ottenere l'effetto sperato, ovvero quello di attirare una gran parte degli spettatori ignari appassionati di horror. Questo piccolo grande film di paura rappresenta una tappa storica del genere horror per il senso di “novità” portato dall’estroso autore americano. Girato a basso costo, in breve tempo, con mezzi di fortuna, grande capacità di creazione artigianale e con attori sconosciuti, si fa apprezzare per l’energia sregolata, per l’impudenza visiva e per la capacità di saper giocare, rinnovandoli, con tutti gli stereotipi del genere senza prendersi mai troppo sul serio. La scarna trama è pretestuosa alle reali intenzioni del regista, ovvero mostrare un tripudio anti-realistico di sangue e violenza, tutto basato sul gusto dell’eccesso, ma mitigato da un’impagabile carica grottesca che sfocia nel fumettistico e nella stravagante ironia, a tratti demenziale. Per il suo essere “fuori di testa” è diventato, rapidamente e meritatamente, un film di culto generazionale ed ha dato vita ad una lunga serie di seguiti, epigoni ed omaggi. Assolutamente memorabile il personaggio di Ash, su cui il simpatico Bruce Campbell ha costruito tutta la sua carriera. Lo stesso Raimi ne ha diretto due sequel ufficiali che però prendono derive maggiormente parodistiche e fantastiche. La pellicola passò quasi inosservata alla sua uscita oltre oceano, ma ebbe un crescente successo durante la sua distribuzione europea (in Italia specialmente), soprattutto grazie al mercato home video che ne decretò rapidamente lo status di cult per una vasta schiera di appassionati, fino a renderlo, nel giro di un decennio, un "classico" del genere.

Voto:
voto: 4/5

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