Nell’Inghilterra dell’800, la giovane istitutrice miss Giddens viene
incaricata dell’educazione di due bambini di nobile famiglia ed orfani,
Miles e Flora. Recatasi nella splendida villa dove essi vivono con
l’anziana governante, la donna avverte ben presto una segreta ed ambigua
complicità che sembra legare i due piccoli. Interrogando la
governante, miss Giddens comincia a sospettare che gli strani
comportamenti dei bambini possano dipendere dall'influenza esercitata
da una precedente istitutrice, che aveva avuto un'equivoca relazione
con il perverso giardiniere della tenuta e con lui aveva trovato la
morte in oscure circostanze. Sconvolta dalle rivelazioni sulla sorte
dei due amanti, miss Giddens si convince che i loro fantasmi abitano
ancora la casa, possedendo i due bambini ed usandone i corpi per
continuare la loro peccaminosa relazione. Decisa a liberare i bambini
“innocenti” dagli spettri che li corromperebbero, miss Giddens prende
fatali decisioni. Sceneggiato da Truman Capote (con la sua tipica sensibilità per i risvolti morbosi) e tratto dal romanzo “Il giro di vite” (1898)
di Henry James , il film lascia sullo sfondo la polemica pedagogica
del racconto (ormai superata dai tempi) ed accentua, invece, il
contrasto tra l’apparente “innocenza” dei bambini (persa nel maldestro e
fuorviante titolo italiano, ma sottolineata da quello originale) e il
terribile sospetto che siano posseduti dalle anime perdute di due
amanti peccaminosi. A tal proposito, il film crea alcune scene assenti
nel romanzo, come l’inquietante poesia recitata da Miles (che sembra
quasi un'invocazione di richiamo agli spettri) e il bacio sulla bocca
dato dal bambino all’istitutrice, carico di sottintesa seduzione (e,
all’epoca, quasi scandaloso). Inoltre, mentre nel romanzo i fantasmi
sembrano possedere le menti dei piccoli, il film avanza l’ipotesi,
molto più scabrosa, che essi possiedano i loro corpi e se ne servano
per congiungersi ancora fisicamente. Anche nel film, naturalmente, non
c’è mai certezza se i fantasmi esistano davvero o sia la protagonista a
crearli, e su questa intrigante ambiguità la storia alterna momenti di
tensione o di autentico spavento ad altri di studio dei caratteri e di
descrizione ambientale di squisita sapienza. Il film deve moltissimo
alla straordinaria interpretazione della bella e sensibile Deborah Kerr,
qui probabilmente alla sua migliore prova, costantemente in bilico tra
angosciosi dubbi ed ostinata volontà indagatrice. In conclusione,
ritengo “Suspense” il più bel film di fantasmi mai realizzato,
uno dei rari capolavori horror (anche se la definizione gli sta stretta)
e un film di grande raffinatezza formale e di notevole capacità di
coinvolgimento emotivo. Da vedere assolutamente al buio e da soli per godere al massimo della sua carica di suggestione.
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