Ispirato ad un articolo letto dal regista su un periodico, è uno
straordinario film inchiesta targato Michael Mann. Diretto come un film
classico nell'impostazione e nella concezione, con uno stile
documentaristico, un sapiente scandaglio psicologico dei personaggi ed
una minuziosa attenzione ai dettagli ed alle sfumature (persino quelle
più marginali), The Insider è un grande esempio di dramma
anti-spettacolare socialmente impegnato. Mann sembra rinunciare,
stavolta, all'azione ed ai ritmi serrati dei suoi polizieschi, in favore
di un'estetica più sobria e compassata, che cerca di analizzare a fondo
le grandi tematiche trattate e gli sconvolgenti effetti psicologici e
morali sulle vite dei protagonisti. Sorretto da un cast stellare ed in stato di grazia, dove però l'australiano Russel Crowe risulta addirittura più bravo del vecchio leone Al Pacino,
il film è anche una spietata auto critica verso il capitalismo
occidentale e la vorace logica del profitto delle grandi multinazionali,
in questo caso quelle del tabacco. Accurato nell'analisi, minuzioso
nella messa in scena, emotivamente sempre vicino al dramma esistenziale
del protagonista, ma con l'ampiezza di respiro tipica del grande cinema
d'autore e la valenza caustica della denuncia sociale, che non risparmia
nessuno: neanche il mondo dei mass media in cui la pellicola è
ambientata. E' senza dubbio tra i film migliori del bravo regista
americano, personalmente lo metto al secondo posto subito dietro ad Heat nella
mia classifica di gradimento. Pellicola da vedere e rivedere per
capire, ed apprezzare, come fare grande cinema di qualità e di contenuti
senza ricorrere a banali spettacolarizzazioni, ma puntando tutto su una
solida sceneggiatura, una regia accurata e delle grandi
interpretazioni. Stavolta Mann si muove sulla scia di Sidney Lumet e di
Alan Pakula, ma riattualizza il tutto con una visione, una tecnica ed un
senso della misura che lasciano sbigottiti. Sette nomination agli Oscar
2000 e nessun premio vinto, naturalmente ...
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