domenica 15 dicembre 2013

La sorgente del fiume (Trilogia: To livadi pou dakryzei, 2004) di Theodoros Angelopoulos

Amori e tragedie sullo sfondo della grande storia europea: la giovanissima Heleni mette al mondo due figli gemelli dopo aver subito uno stupro, ama un estroso suonatore di fisarmonica che emigra in America e lotta disperatamente come madre e come donna in un mondo violento e ingiusto. Intanto l'Europa è attraversata da eventi epocali, l'azione si sposta da Odessa a Salonicco, dall'Armata Rossa all'invasione nazista durante la seconda guerra mondiale, fino alla terribile guerra civile greca in cui i due figli di Heleni, ormai diventati uomini, combattono su fronti opposti. Intorno alla figura archetipo della Madre si svolge il racconto, narrato per sfasamenti ellittici, attraverso un libero flusso in continuo divenire che rimanda all'acqua, tema centrale e cifra stilistica di quest'opera solenne e difficile. Non è il miglior Anghelopoulos ma è pur sempre un film importante e dalle molte bellezze di un grandissimo autore totalmente radicato nella sua terra. Storia d'amore "clandestina" calata in un contesto storico e sociale ben più ampio, con l'ambizione di narrare un pezzo della storia moderna della Grecia, in bilico tra mito e cronaca. Come sempre in Anghelopoulos l'attenzione al dettaglio, il rigore formale e la dilatazione temporale allontanano lo spettatore poco avvezzo al cinema d'autore. Nel bellissimo finale, giunti in riva al fiume, la vicenda dei due giovani protagonisti si sublima in un sentimento collettivo di più ampio respiro, che rappresenta la tensione politica di un popolo ad un riconoscimento esistenziale, forse irraggiungibile.

Voto:
voto: 4/5

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