domenica 15 dicembre 2013

Il postino (1994) di Michael Radford

Nella calda estate del 1952 il poeta cileno Pablo Neruda, in esilio perchè sgradito al governo autoritario del suo paese, giunge in una piccola isola del sud Italia. Il postino del paese, Mario Ruoppolo, poco istruito ma carico di passione e di ideali, è incaricato di consegnare al celebre poeta la grande mole di missive che abitualmente riceve. Dopo la diffidenza iniziale, la spontanea sincerità del giovane fa breccia nell'animo pensoso del maturo cileno e tra i due uomini nasce una tenera amicizia. Quando Mario perde la testa per la bella Beatrice, si rivolge disperato a Neruda chiedendo di insegnargli la sublime arte della poesia, per riuscire a catturare il cuore della donna. Tra lezioni sulla spiaggia e metafore poetiche, l'ardimentoso Mario riesce a sposare la sua bella e l'illustre intellettuale cileno farà loro da testimone di nozze. Ma, un giorno, il grande poeta fa ritorno alla sua terra natia e la piccola isola di pescatori torna nel suo grigio anonimato di roccia sferzata dal vento e dal mare, anche se Mario non ha mai dimenticato il suo caro maestro. Commovente elegia sull'amore, sull'amicizia e sulla poesia, forza suprema per elevarsi oltre le barriere sociali, morali e geografiche. L'incontro tra l'opulento poeta e lo scarno postino è di quelli che scaldano il cuore, ma nulla potrebbe accadere senza Beatrice, vezzo poetico e forza motrice delle azioni del fato. Il film di Radford è una piccola perla del nostro cinema, resa indimenticabile dai tragici eventi reali (la prematura morte del protagonista Massimo Troisi avvenuta subito dopo la fine delle riprese). Tratto dal romanzo "Ardiente paciencia" di Antonio Skarmeta, è un'opera che appartiene totalmente a Troisi: per la sua struggente interpretazione in cui ci appare come perfetta incarnazione delle maschere tristi eduardiane, per la sua completa adesione al progetto (innamoratosi del libro e del personaggio, Troisi si battè per l'acquisizione dei diritti, collaborò alla sceneggiatura e anche alla regia, sebbene non accreditato) e, ovviamente, per il suo tragico destino che fa coincidere beffardamente finzione e realtà: il film costituisce infatti il suo commiato dalla carriera e dalla vita. I difetti pur presenti nella pellicola (il didascalismo politico, le ambientazioni convenzionali, il sentimentalismo ruffiano) vengono riscattati dal suo grande cuore, dalla malinconica tenerezza dei personaggi principali e dalla potenza emotiva delle scene madri. Di certo qui in Italia è difficile rimanere lucidi e obiettivi rispetto a questo film, visto l'affetto incondizionato che Troisi ha sempre suscitato nel pubblico, da Palermo a Torino, grazie alla sua sincera carica umana. Ebbe cinque nomination agli Oscar (tra cui miglior film e ben due postume per Massimo Troisi: attore protagonista e sceneggiatura) ma vinse solo la statuetta all'intensa colonna sonora di Luis Bacalov. Nel cast, oltre a Troisi, figurano Philippe Noiret, Anna Bonaiuto, Renato Scarpa, Linda Moretti e l'avvenente Maria Grazia Cucinotta, che raggiunse una notevole notorietà dopo questo ruolo, che però non è mai più riuscita a bissare.

La frase:
-  "Mario, come sono le reti dei pescatori ?"
- "Tristi."

Voto:
voto: 4/5

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