lunedì 16 dicembre 2013

Il cacciatore (The Deer Hunter, 1978) di Michael Cimino

Tre amici, operai di mestiere e con l'hobby della caccia, partono per la guerra in Vietnam dopo il matrimonio di uno dei tre. Fatti prigionieri da Vietcong senza scrupoli sono costretti a giocare alla roulette russa per compiacere i loro aguzzini che scommettono accanitamente su chi vive e su chi muore. Riusciranno a fuggire, in modo rocambolesco, e torneranno a casa. Ma le loro vite non saranno mai più quelle di prima. Il triste capitolo del Vietnam, tra i più tragici della storia americana recente, ci ha regalato film meravigliosi, alcuni di essi sono tra i più grandi war movie di ogni tempo. "Il cacciatore", capolavoro dello scomodo Michael Cimino, è tra questi, superato, probabilmente, solo da "Apocalypse Now" di Coppola. E' un film allucinato dal forte fascino oscuro, interamente costruito sui contrasti: ad una prima parte lenta che dilata volutamente i tempi per approfondire la psicologia dei personaggi, ne segue una tragica e frenetica, una sorta di incubo rituale in cui la vita e la morte sembrano toccarsi, separate da una linea sottile. Più che l'inferno del Vietnam, che resta fuori fuoco, ci viene mostrato l'inferno che scoppia nell'animo umano dopo la caduta negli abissi, morali, più profondi. Le terribili scene della roulette russa sono entrate, a pieno diritto, nella storia del cinema e nell'immaginario collettivo. Cimino riesce a trasformare una tragica epopea degli umili in un inappellabile apologo della sconfitta: di una nazione, di un sogno e dell'uomo. Cinque Oscar e straordinaria interpretazione di Christopher Walken, che sopravanza il pur ispirato resto del cast, nella performance della vita, quella che resterà.

Voto:
voto: 4,5/5

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