E' il film che apre il periodo aureo della "fase americana" di
Hitchcock: i film dal 1951 al 1963 sono tutti di alto livello e, tra
essi, ci sono i maggiori capolavori del regista. Si comincia proprio con
"L’altro uomo" , da un morboso romanzo di Patricia Highsmith,
che il regista deve drasticamente modificare per adeguarlo al gusto del
pubblico (ed evitare problemi con la censura). Nonostante ciò, resta uno
dei film più complessi dell’autore, soprattutto nella descrizione del
bizzarro rapporto tra i due protagonisti (di natura velatamente
omosessuale ed apertamente plagiatoria) e nella creazione di una
atmosfera di equivoca ambiguità. Inoltre il regista dispiega la propria
maestria stilistica in alcune sequenze restate celebri (l’omicidio
riflesso nelle lenti degli occhiali della vittima, la partita a tennis
e, in uno spasmodico montaggio alternato, il recupero dell’accendino dal
tombino), mentre più convenzionale è il comunque celebrato finale sulla
ruota della giostra impazzita.
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