Christopher Nolan è un regista di grande talento, tra i migliori
della nuova generazione. Ha raggiunto il successo mondiale ed è
diventato famoso al grande pubblico grazie a dei blockbuster come il
reboot di Batman (in particolare il 2° episodio "Il cavaliere oscuro") o
il recente, cervellotico "Inception" con la star Leonardo DiCaprio. Ma i
suoi film migliori e di maggiore qualità sono, senza ombra di dubbio,
quelli meno conosciuti come "The prestige" o questa sua opera seconda, "Memento", che è il capolavoro del regista. "Memento" è un thriller straordinario, di appassionante intreccio
e di complessa struttura. Nolan gioca con lo spettatore, parafrasando
la malattia del protagonista, Leonard Shelby, che soffre di una
particolare forma di amnesia, in base alla quale perde completamente i
ricordi a breve termine ma conserva solo quelli vecchi. Per questo
motivo Shelby, impegnato in una complessa quanto improbabile indagine
per scoprire l'assassino di sua moglie, è costretto a scrivere tutto
quello che gli succede o a scattare delle foto polaroid o, addirittura, a
tatuarsi addosso dei concetti base, prima che la memoria degli ultimi
avvenimenti svanisca. Su questo delirante e casuale viaggio nella mente
di Shelby, Nolan costruisce anche la struttura del film, originale ed
ammaliante, montato al contrario, in modo che la prima scena mostrata
sia l'ultima in ordine cronologico e l'ultima la prima. Nolan utilizza
il montaggio, ovvero il mezzo più potente del cinema, per modificare il
corso degli eventi e presentarceli al contrario, per creare nello
spettatore la stessa difficoltà del protagonista che perde la memoria e
deve sempre ritornare un passo indietro per ripartire nel ragionamento.
Il meccanismo può lasciare esterrefatti all'inizio della visione, ma
presto si capisce come funziona il tutto e ci si abitua. Personalmente
l'ho gradito molto e l'ho vissuta come una sfida divertente, originale e
molto accattivante. Tra l'altro tutto viene complicato da una seconda
storia nella storia, vissuta in flashback in bianco e nero, che si
alterna in senso inverso nel montaggio al contrario, creando un puzzle
destrutturato di incredibile potenza figurativa. Insomma è un po' come
un libro sfogliato a caso, infatti il senso più intimo del film è
sancire la maggiore potenza della scrittura rispetto all'immagine,
sebbene anche in questo concetto vi sia una (voluta) ambiguità finale.
Ma, alla fine, tutto si ricompone e ci si rende conto di avere assistito
ad un thriller di enorme spessore che spiazza lo spettatore perchè
ribalta di continuo il piano degli eventi. Personalmente lo ritengo tra i
migliori film del nuovo millennio, tra l'altro sorretto da un cast
molto ispirato con uno straordinario Guy Pearce, bravissimo ad
icarnare tutta l'ambiguità del personaggio di Shelby, ed i bravi Joe
Pantoliano e Carrie-Ann Moss (la Trinity di "Matrix"). Da vedere
assolutamente, con la giusta concentrazione e senza sapere null'altro
della trama.
Voto:
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