lunedì 16 dicembre 2013

Oldboy (올드보이, 2003) di Park Chan-Wook

Dae-su, uomo di poche qualità, sposato e con una figlia piccola, viene rapito e tenuto segregato in una piccola cella per quindici anni. Durante la lunga prigionia viene a sapere che sua moglie è stata brutalmente uccisa, probabilmente dai suoi stessi rapitori, e che la polizia sospetta di lui. Per non impazzire l'uomo si dedica a se stesso, tenendosi in forma e covando la sua vendetta giorno dopo giorno. Quando viene improvvisamente liberato e reinserito in un mondo che gli appare profondamente cambiato, il suo misterioso aguzzino lo sfida a scoprire la sua identità e le ragioni della sua lunga prigionia. Con l'aiuto della giovane Mi-do, conosciuta per caso in un ristorante e con la quale nascerà una relazione, Dae-su si mette sulle tracce della mente diabolica nascosta dietro la sua reclusione. Ma scoprirà una orribile verità e che la vendetta ha mille insospettabili facce, subdole e sconvolgenti. Visionario apologo sulla vendetta in forma di thriller nero, violento, crudo, a tratti insostenibile. Senza eccedere nell'utilizzo di stili particolari va dritto al sodo con coerenza ed efficacia e colpisce lo spettatore, allo stomaco, alla testa ma anche al cuore, con una storia tanto improbabile quanto appassionante e che, soprattutto, difficilmente sarà dimenticata. E' un incubo dalle atmosfere "malate" e dall'anima oscura che procede inesorabile verso la verità tra tocchi surrealistici e violenza iper-realista ma con la densità delle grandi tragedie classiche. Autentico gioiello del cinema coreano, è uno di quei film che va visto sapendo il meno possibile della trama. E' divenuto subito un cult per schiere di appassionati ed ha avuto un mediocre ed inutile remake di Spike Lee nel 2013. Premiato a Cannes con il Gran Premio della giuria.

Voto:
voto: 4/5

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