E' uno dei pochissimi film di Spike Lee senza personaggi di colore
ed il suo migliore, superiore anche all'ottimo "Fa' la cosa giusta" del
1989.
Film straordinario, duro, teso, a tratti truce, di rara intensità
emotiva e denso di momenti memorabili. E' un viaggio, simbolico, nelle
ultime 24 ore di uno spacciatore di droga, Monty Brogan (Edward Norton)
prima di andare in carcere per 7 anni. In queste 24 ore egli dovrà
tirare le fila della sua vita, congedarsi dalla sua donna, dai suoi
amici, recuperare il rapporto col padre e decidere cosa fare del suo
destino. E' come se una vita intera si proiettasse nell'arco limitato di
una giornata, alla ricerca del tempo perduto, delle occasioni mancate e
dei possibili destini mai vissuti, come a volere cristallizzare tutto
questo in un non-luogo (e in un non-tempo) dell'anima: la 25° ora,
quella che non c'è. Spike Lee, il regista degli emarginati, dei ghetti e delle strade
sporche di New York, dirige, ancora una volta, una storia di anime
dannate che qui cercano di sfuggire al tempo, e lo fa col piglio del
grande narratore, sotto forma di un'evidente metafora della situazione
americana post 11 settembre. Grandi interpretazioni di tutto il cast
(Edward Norton, Philip Seymour Hoffman, Anna Paquin, Rosario Dawson e
Brian Cox), fotografia superba, musiche di struggente forza emotiva,
ambientazioni suggestive ed una lunga serie di sequenze straordinarie
(il monologo di Monty davanti allo specchio, l'apparizione spettrale,
per la prima volta al cinema, del cratere di Ground Zero, lo straziante
pestaggio del volto del protagonista, fino al finale surreale,
visionario e realmente poetico) per un film che sarà difficilmente
dimenticato, uno dei migliori in assoluto del nuovo millennio, uno di
quelli che resteranno.
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