lunedì 16 dicembre 2013

Guida per riconoscere i tuoi santi (A Guide to Recognizing Your Saints, 2006) di Dito Montiel

Dito Montiel è un giovane regista statunitense, di origini nicaraguensi ed irlandesi, cresciuto nella difficile e violenta realtà di strada di un quartiere ghetto di immigrati del grande distretto del Queens di New York City. Nel 2003 Montiel scrive un romanzo autobiografico, "Guida per riconoscere i tuoi santi", dove racconta le sue dure esperienze di adolescente del Queens negli anni '80. Il libro ha un discreto successo negli USA e nel 2006 Montiel riesce a portarlo sul grande schermo (grazie a produttori come l'attore Robert Downey Jr. e il cantante Sting) , firmando anche sceneggiatura e regia. L'esordio è di quelli promettenti: il film riscuote parecchi consensi in patria e viene giustamente elogiato al Sundance Festival, la vera fucina dei giovani talenti d'oltre oceano e la più autorevole vetrina del cinema indipendente americano. Tra le altre cose il film può contare su un cast di assoluto prestigio: con Robert Downey Jr. e Shia LaBeouf nel ruolo, rispettivamente, di Dito Montiel da adulto e da adolescente. Ma vanno citati anche la sensuale e conturbante Rosario Dawson ed il bravissimo Chazz Palminteri, in una delle sue migliori interpretazioni in assoluto: per una volta nè mafioso nè sbirro ma padre, in tutte le possibili sfumature del termine. "Guida per riconoscere i tuoi santi" è un film teso, violento, corale ed improntato su un crudo realismo che lascia attoniti. Fortemente debitore del cinema "da strada" dei grandi Maestri italo-americani Coppola e Scorsese, sa ergersi ad agghiacciante e commovente apologo di una generazione di sbandati, che vivono ai margini del sogno americano ma che, nonostante tutto, ancora ne inseguono i lontani bagliori, cercando di elevarsi al di sopra della propria condizione di degrado e di miseria morale. Straordinario ritratto antropologico, con la forza e la freschezza giovanile (propria dell'autore) ma anche con la capacità, matura, di uno sguardo lucido e malinconico, in grado di guardare, finalmente, con sincera commozione ai "santi" del titolo, ovvero quelle figure di riferimento morale (paterne o familiari) adesso comprese appieno in tutto il loro valore dopo gli inevitabili dissidi adolescenziali. Senza un briciolo di retorica il film punta dritto al cuore (ed allo stomaco) con la forza autentica dei sentimenti. Da vedere e da riscoprire.

Voto:
voto: 3,5/5

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