Dito Montiel è un giovane regista statunitense, di origini
nicaraguensi ed irlandesi, cresciuto nella difficile e violenta realtà
di strada di un quartiere ghetto di immigrati del grande distretto del Queens di
New York City. Nel 2003 Montiel scrive un romanzo autobiografico,
"Guida per riconoscere i tuoi santi", dove racconta le sue dure
esperienze di adolescente del Queens negli anni '80. Il libro ha un
discreto successo negli USA e nel 2006 Montiel riesce a portarlo sul
grande schermo (grazie a produttori come l'attore Robert Downey Jr. e il
cantante Sting) , firmando anche sceneggiatura e regia. L'esordio è di
quelli promettenti: il film riscuote parecchi consensi in patria e viene
giustamente elogiato al Sundance Festival, la vera fucina dei giovani
talenti d'oltre oceano e la più autorevole vetrina del cinema
indipendente americano. Tra le altre cose il film può contare su un cast di assoluto prestigio: con Robert Downey Jr. e Shia LaBeouf
nel ruolo, rispettivamente, di Dito Montiel da adulto e da adolescente.
Ma vanno citati anche la sensuale e conturbante Rosario Dawson ed il
bravissimo Chazz Palminteri, in una delle sue migliori interpretazioni in assoluto: per una volta nè mafioso nè sbirro ma padre, in tutte le possibili sfumature del termine. "Guida per riconoscere i tuoi santi" è un film teso, violento,
corale ed improntato su un crudo realismo che lascia attoniti.
Fortemente debitore del cinema "da strada" dei grandi Maestri
italo-americani Coppola e Scorsese, sa ergersi ad agghiacciante e
commovente apologo di una generazione di sbandati, che vivono ai margini
del sogno americano ma che, nonostante tutto, ancora ne inseguono i
lontani bagliori, cercando di elevarsi al di sopra della propria
condizione di degrado e di miseria morale. Straordinario ritratto
antropologico, con la forza e la freschezza giovanile (propria
dell'autore) ma anche con la capacità, matura, di uno sguardo lucido e
malinconico, in grado di guardare, finalmente, con sincera commozione ai
"santi" del titolo, ovvero quelle figure di riferimento morale (paterne
o familiari) adesso comprese appieno in tutto il loro valore dopo gli
inevitabili dissidi adolescenziali. Senza un briciolo di retorica il
film punta dritto al cuore (ed allo stomaco) con la forza autentica dei
sentimenti. Da vedere e da riscoprire.
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