lunedì 16 dicembre 2013

Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007) di Ethan Coen, Joel Coen

Texas, 1980: nei territori desertici al confine con il Messico il proletario Llewelyn Moss si imbatte casualmente nella scena di un massacro, probabilmente provocato da un regolamento di conti tra bande di narcotrafficanti. Tra i tanti cadaveri Moss trova una valigia piena zeppa di dollari e, convinto di non essere scoperto, se ne impossessa e la porta a casa sua, sperando così di poter cambiare vita. Sarà l'inizio di un incubo e di una lunga scia di sangue per l'uomo, costretto a fuggire e a nascondersi, braccato da un killer spietato e indistruttibile che sembra l'incarnazione stessa della morte. Il roccioso sceriffo Tom Bell, uomo d'altri tempi tutto d'un pezzo, si mette sulle tracce di Moss, nel tentativo di recuperare il denaro e salvarlo dal suo feroce inseguitore, che non lascia altro che cadaveri dietro di sè. Da un fosco romanzo di Cormac McCarthy, i fratelli Coen ci regalano una delle loro opere più riuscite e mature, un noir di profonde suggestioni, dove la solarità degli ambienti va in contrasto con l'oscurità dei contenuti. Amara riflessione sul degrado morale e sulla caduta di un mondo, quello americano, ormai dominato dal sangue e dalla violenza. I Coen sono, come al solito, bravissimi a coniugare un cinema che cita il classico ma che rimanda al nuovo, alternando momenti di riflessione, anche astratta, ad improvvise esplosioni di violenza che ribaltano il punto di vista e scioccano lo spettatore. Sapientemente costruito come uno stilizzato gioco dell'eccesso, con il grottesco sempre dietro l'angolo, la pellicola si erge, anche, a requiem di quel sistema morale e di quella fetta di sincera umanità, incarnate dal dolente personaggio dello sceriffo ("vecchio" e fuori luogo), egregiamente interpretato da Tommy Lee Jones. E se il killer sovrumano di Javier Bardem procede per accumulazione iperbolica, questi gli fa da contraltare e si muove per sottrazione di illusioni, lasciando però una forte impronta etica sulla vicenda. E' un film non banale, assai più complesso di quello che potrebbe apparire, che miscela con notevole rigore formale momenti di azione spettacolare a profonde riflessioni intimistiche di natura sociologica. Tra le tante scene straordinarie quella dell'arrivo notturno del killer nella camera d'albergo è una delle sequenze action più memorabili viste in sala nel nuovo millennio. Quattro premi Oscar "pesanti" in un'annata in cui l'Academy ha dimostrato, finalmente, del coraggio, scegliendo di premiare la qualità del grande cinema d'autore. E scusate se è poco.

Voto:
voto: 4,5/5

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