Rosemary è una giovane sposa che finisce nel mirino di una setta
satanica che intende far nascere il figlio del diavolo. Nessuna sembra
crederle ed anche il marito ha un atteggiamento ambiguo. Uno dei
migliori horror mai realizzati, punto di partenza di quel filone
demoniaco che imperversò negli anni successivi, è un modello di stile
per come riesce ad inquietare senza ricorrere ad eccessi visivi.
Appartiene alla “trilogia” degli horror “da camera” del grande Roman Polanski,
gli altri sono “Repulsion” (1965) e “L’inquilino del terzo piano”
(1976), in cui si ha sempre a che fare con un lugubre appartamento ed
una forza malefica esterna che cerca di penetrarvi. E’ un film kafkiano,
giocato sui contrasti, sulle atmosfere oppressive e sull’ambiguità e
con una straordinaria caratterizzazione dei personaggi: su tutti la
fragile Rosemary di Mia Farrow ed i melliflui terribili “vecchini”,
vicini di casa. Il film affermò definitivamente Polanski come grande
regista internazionale ma gli portò, a detta di molti superstiziosi,
anche “sfortuna”: solo l’anno dopo, infatti, avvenne la terribile strage
di Cielo Drive, a Los Angeles, in cui perse la vita sua moglie Sharon
Tate, in cinta di otto mesi, ad opera della famigerata Manson family. A
parte questi oscuri risvolti è un film di assoluto valore ed una
pietra miliare nell’itinerario del cinema horror.
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