lunedì 16 dicembre 2013

Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York (Rosemary's Baby, 1968) di Roman Polanski

Rosemary è una giovane sposa che finisce nel mirino di una setta satanica che intende far nascere il figlio del diavolo. Nessuna sembra crederle ed anche il marito ha un atteggiamento ambiguo. Uno dei migliori horror mai realizzati, punto di partenza di quel filone demoniaco che imperversò negli anni successivi, è un modello di stile per come riesce ad inquietare senza ricorrere ad eccessi visivi. Appartiene alla “trilogia” degli horror “da camera” del grande Roman Polanski, gli altri sono “Repulsion” (1965) e “L’inquilino del terzo piano” (1976), in cui si ha sempre a che fare con un lugubre appartamento ed una forza malefica esterna che cerca di penetrarvi. E’ un film kafkiano, giocato sui contrasti, sulle atmosfere oppressive e sull’ambiguità e con una straordinaria caratterizzazione dei personaggi: su tutti la fragile Rosemary di Mia Farrow ed i melliflui terribili “vecchini”, vicini di casa. Il film affermò definitivamente Polanski come grande regista internazionale ma gli portò, a detta di molti superstiziosi, anche “sfortuna”: solo l’anno dopo, infatti, avvenne la terribile strage di Cielo Drive, a Los Angeles, in cui perse la vita sua moglie Sharon Tate, in cinta di otto mesi, ad opera della famigerata Manson family. A parte questi oscuri risvolti è un film di assoluto valore ed una pietra miliare nell’itinerario del cinema horror.

Voto:
voto: 4/5

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