Straordinario esordio di uno dei registi simbolo degli ultimi 20 anni,
probabilmente quello che maggiormente ha lasciato il segno
nell'immaginario collettivo giovanile. Film grezzo, violento e
memorabile, cult per eccellenza, ha imposto fin da subito lo "stile
Tarantino", ormai divenuto un marchio di fabbrica. L'opera, che è
seminale e staripante al tempo stesso, contiene già tutti gli elementi
dell'estetica tarantiniana: personaggi grotteschi e sopra le righe,
dialoghi scoppiettanti, feroce ironia, estetizzazione della violenza,
citazionismo esasperato, rivisitazione colta e raffinata del cinema di
genere "nudo e crudo". L'estrema compattezza del film ne amplifica i
meriti, così come il montaggio straordinario ci regala un patos costante
che poi esplode nel finale di liberatoria, ed inevitabile, cattiveria.
Quasi tutti i personaggi restano impressi così come molte situazioni del
film sono entrate fin da subito nell'iconografia cinematografica.
Tarantino strizza l'occhio alla nouvelle vague, al cruento poliziesco italiano anni '70, allo spaghetti western, ma anche alla grande tradizione classica del noir d'Autore (Rapina a mano armata di Kubrick) e, anche stavolta, la "rapina che non si vede mai" entra nella storia del cinema.
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