Tony Wendice scopre che la moglie, bella e ricca, lo tradisce con un altro uomo. Temendo che un possibile divorzio lo mandi sul lastrico decide di ricattare un suo vecchio compagno di studi per convincerlo ad uccidere la moglie durante la sua assenza, costruendosi così un alibi di ferro. Qualcosa va storto nell'ingegnoso piano delittuoso, ma Wendice sa adattarsi alle situazioni e cerca di cambiare il suo progetto in corsa per cercare di trarne ugualmente vantaggio e danneggiare la consorte fedifraga. Se in "Io confesso", tratto da un lavoro teatrale, il regista dissimula
efficacemente tale origine, ne "Il delitto perfetto" la derivazione
teatrale viene quasi ostentata. "Il delitto perfetto" è un film di così
smaliziata abilità, che il regista si compiace quasi di esibirla,
intessendo nel contesto della vicenda perfide annotazioni sul rapporto
matrimoniale, sull’infedeltà, sulla natura fittizia delle apparenze e
sulla continua possibilità del loro ribaltamento. Un divertimento
d’autore, che si traduce nel divertimento dello spettatore. Va rilevato
che il film fu originariamente girato in 3D, cioè con una novità tecnica
dell’epoca (poi caduta in disuso, ad onta di ripetuti tentativi
successivi) per una visione tridimensionale. Straordinario il continuo
gioco di ribaltamenti e l'intreccio degli indizi che spiazzano lo
spettatore (nonostante il piano criminoso si dispieghi apertamente sotto
i suoi occhi) e lo portano a mutare i propri sentimenti per i vari
personaggi.
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