Anna Fox, psicologa infantile malata di una grave forma di agorafobia (la paura degli spazi aperti), vive da sola in una grande casa a New York e, incapace di uscire, trascorre il suo tempo tra le visite a domicilio del suo analista e la maniacale osservazione della vita dei vicini, che lei spia ogni giorno attraverso la finestra. Dopo il trasferimento nella casa di fronte della famiglia Russell, Anna avrà modo di conoscere il figlio Ethan e in particolare sua madre Jane, che si recano a farle visita. Jane trascorre un'intera serata a casa di Anna, durante la quale le due donne si scambieranno una serie di confidenze davanti ad un calice di vino rosso. Qualche notte dopo Anna, spiando dalla finestra, assiste all'omicidio di Jane, colpita all'addome con un coltello da cucina. Dopo aver chiamato la polizia nessuno sembra crederle, il signor Russell si presenta a casa sua con una donna diversa da quella che Anna ha conosciuto e che dice di essere Jane Russell. Il figlio Ethan conferma la versione e i detective credono che Anna, a causa dei tanti psicofarmaci che assume insieme all'alcool, soffra di allucinazioni. Che cosa ha davvero visto la donna? E' tutto frutto della sua mente disturbata? Questo thriller di suspense di Joe Wright, tratto dall'omonimo romanzo di A. J. Finn, è un giallo claustrofobico di matrice psicologica che omaggia in maniera fin troppo evidente il capolavoro di Alfred Hitchcock La finestra sul cortile (Rear Window, 1954). Non a caso il primo fotogramma della pellicola mostra su un televisore James Stewart in una inconfondibile sequenza del masterpiece hitchcockiano. Ma, al di là del citazionismo colto (Otto Preminger, Delmer Daves, oltre al già citato Hitchcock) e del cast sontuoso (Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore, Jennifer Jason Leigh, Wyatt Russell), il film non offre molto altro e finisce per arrotolarsi su sè stesso, per colpa di una sceneggiatura tortuosa e ingarbugliata, alla costante ricerca del colpo di scena ad effetto, generando una sequenza di inverosimiglianze, forzature o scelte narrative convenzionali e poco originali. Un ingrediente cruciale per la riuscita di un film ad enigma che parla di manipolazione psicologica e di percezione alterata della realtà, è quello di riuscire a mantenere un solido equilibrio tra la la verosimiglianza e l'elemento sorpresa, nell'insieme di "trappole" logiche che la vicenda ci presenta lungo il percorso. Invece in questa pellicola di Joe Wright tutto appare troppo caotico e frettoloso nel continuo accumulo di twist della seconda parte, finendo per lasciare nello spettatore un fastidioso senso di approccio alla rinfusa, e disperdendo maldestramente le indubbie potenzialità della storia e del cast. Insomma una chiara occasione sprecata con questo thriller troppo derivativo, scritto con superficialità e, in definitiva, totalmente anonimo.
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