Tragica storia di una vera tragedia da molti annunciata: la sera del 9 ottobre 1963 una enorme frana si stacca dal monte Toc e piomba nel lago artificiale sottostante della diga del Vajont, dando origine ad una gigantesca onda anomala di oltre 200 metri di altezza che spazzò via il paese a valle di Longarone provocando più di duemila vittime. Molti cercarono di far passare la cosa per una fatalità inattesa, ma Tina Merlin, giornalista battagliera, s'impegnò a fondo per portare alla luce la verità su quella diga "maledetta" che non doveva essere costruita per gli alti rischi connessi alla conformazione inadatta del territorio. L'indagine puntigliosa della Merlin fece emergere una serie di sporchi maneggi politici tra omertà, connivenze, corruzioni e scarica barile, spingendo un funzionario travolto dallo scandalo a togliersi la vita. Questo dramma storico di Renzo Martinelli (da molti soprannominato l'Oliver Stone brianzolo) è un film catastrofico di impegno civile e di denuncia politica, che ricostruisce, con un approccio "all'americana", i fatti salienti che portarono al disastro del Vajont. Come nello stile del regista la pellicola è dinamica, a tratti frenetica, notevolmente romanzata, effettistica nei toni e nella drammatizzazione emotiva, programmaticamente a tesi e schierata con fierezza manichea dalla parte delle vittime. Per quanto tutto ciò sia moralmente comprensibile, è risaputo che, cinematograficamente, non è proprio il massimo quando si vuole raccontare una storia in maniera equanime e coinvolgere la totalità degli spettatori, inducendo una riflessione critica costruttiva, rigorosa e, possibilmente, al di sopra delle parti. I toni della recitazione sono troppo enfatici e le parti sentimentali indulgono nella retorica strappalacrime. Nonostante i molti difetti tutti imputabili al "manico" (ovvero al regista Martinelli), vanno però sottolineati anche gli aspetti positivi: a partire dal cast di grande spessore che vede nei francesi Michel Serrault e Daniel Auteuil i più bravi e poi a seguire Anita Caprioli, Leo Gullotta e Jorge Perugorría. La protagonista Laura Morante (nel ruolo della Merlin) si fa travolgere da un costante over-acting, risultando eccessivamente caricata, smaniosa e rancorosa. La ricostruzione visiva della tragedia, con la frana e l'onda che distrusse il paese, è di alta resa spettacolare, grazie agli ottimi effetti speciali che fecero lievitare enormemente il budget produttivo del film, rendendolo il più costoso lungometraggio italiano fino a quel momento. Girata in buona parte nei veri luoghi dove avvenne la vicenda, l'opera garantisce una eccellente riproduzione ambientale ed una efficace rievocazione del clima dell'epoca. Il film ottenne dei buoni incassi al botteghino nazionale, fu proiettato in anteprima su un maxi schermo collocato a ridosso della parete della diga del Vajont ed ebbe il merito di riaccendere i riflettori su un vergognoso caso nazionale di incuria, incompetenza, superficialità e corruzione. Mezza stellina in più per l'alto valore etico e sociale della pellicola.
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