Durante la Seconda Guerra Mondiale il colonnello dell'esercito tedesco Claus von Stauffenberg rientra in patria dal fronte africano, dopo aver perso un occhio, un braccio e due dita della mano. Da molto tempo contrario alle politiche di Hitler, l'uomo si unisce con un gruppo di alti ufficiali che la pensano come lui e intendono fermare ad ogni costo il dittatore che sta conducendo il paese verso la catastrofe. Durante i loro incontri segreti il piano prende corpo: l'idea è uccidere il Führer tramite una bomba nascosta in una valigetta, che lo stesso von Stauffenberg porterà personalmente nel bunker dove si trova il dittatore per presenziare ad una riunione militare strategica. Dopo la sua morte accuseranno dell'attentato le SS e prenderanno il potere approfittando del caos istituzionale che si genererà, utilizzando una procedura di emergenza, pensata dalla stesso Hitler, denominata "Operazione Valchiria". Il 20 luglio 1944 è il giorno prescelto dai congiurati per portare a termine la pericolosa missione, il giorno che avrebbe potuto cambiare le sorti della guerra. Questo dramma storico di Bryan Singer è ispirato ad eventi e personaggi reali e porta in scena uno dei numerosi attentati subiti da Hitler durante la sua vita da dittatore, probabilmente quello più famoso e meglio congegnato, anche perchè organizzato da ufficiali di alto rango della Wehrmacht. Non è la prima volta che le vicende di questo attentato vengono portate sul grande schermo, ma mai prima d'ora ne era stato illustrata la meticolosa preparazione con tanto puntiglio e dovizia di particolari. Questo approccio, indubbiamente ammirevole, si attua nella prima parte del film, che è la migliore. Poi nella seconda metà la pellicola assume i connotati di un thriller di suspense, algido e teso, in cui tutti i suoi problemi emergono impietosamente. Innanzi tutto la sceneggiatura sfilacciata che non riesce a bilanciare la parte strategica con quella di azione, anche perchè, conoscendo già in anticipo gli esiti finali, è quasi impossibile catturare lo spettatore attraverso la tensione, ma sarebbe stato il caso di lavorare meglio sulle sfumature psicologiche, sulle diversi posizioni e motivazioni internamente al gruppo dei congiurati. Poi c'è la questione Tom Cruise, un attore troppo famoso, troppo rigido, troppo fedele all'immagine che ha costruito di sè per potersi calare in maniera credibile nei panni di un personaggio storico reale, e per lo più tedesco. L'interpretazione del divo americano è incolore e monocorde e la sua fama finisce per oscurare von Stauffenberg e la sua storia, assumendo a tratti i contorni della parodia involontaria. Sarebbe stato molto più saggio (ma poco hollywoodiano) scegliere un attore autoctono non troppo famoso e lasciare i nomi famosi per i personaggi di contorno. Le molte polemiche scoppiate in Europa per l'appartenenza di Cruise a Scientology sono del tutto strumentali e non hanno nulla a che vedere con il cinema. I limiti del film e dell'interpretazione del protagonista non sono certamente collegate a questo. Va invece meglio per quanto riguarda il resto del cast, che annovera Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Carice van Houten, Terence Stamp. Troppo enfatica la colonna sonora di John Ottman, in evidente distonia con le atmosfere glaciali della messa in scena.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento