Nel 1910 il giovane socialista Benito Mussolini, animato da grandi fermenti rivoluzionari, incontra Ida Dalser, una ragazza di Trento, emancipata e di idee progressiste. Tra i due scoppia una irresistibile attrazione sessuale che si traduce in una intensa relazione passionale e nella nascita di un bambino, Benito Albino, riconosciuto ufficialmente dal padre nel 1916. Ida ama profondamente Mussolini, lo sostiene nella sua ascesa politica, lo aiuta economicamente a fondare il suo giornale ("Il Popolo d'Italia") e riesce a farsi sposare con rito religioso. Ma la "grande guerra" e una serie di eventi imprevisti li dividono. Ida scopre che Mussolini si era già sposato civilmente con un'altra donna, Rachele Guidi, con cui aveva avuto una bambina di nome Edda. La fulminante corsa al potere dell'uomo, la Marcia su Roma, l'elezione a Duce e l'avvento della dittatura fascista, lo allontaneranno definitivamente da Ida. In breve quella ragazza appassionata, tenace e risoluta, che grida apertamente all'ingiustizia e cerca in tutti i modi di veder riconoscere i suoi diritti e quelli di suo figlio, diventa motivo di imbarazzo per il Duce, una storia sconveniente da far cadere nell'oblio per evitare scandali. Ma poiché Ida non si piega e non intende rinunciare al suo amore, Mussolini la metterà a tacere con i metodi più infami, segnando per sempre il suo destino e quello del figlio che non ha mai voluto. Straordinario dramma storico biografico di Marco Bellocchio che riporta alla luce una vicenda dolorosa e poco conosciuta, che solitamente non si legge sui libri di storia. E' un film cupo e possente, tragico e stringato, carnale e crudele, intimamente femminista e indignatamente antifascista, oscillante tra il melodramma lirico e l'apologo politico, con una cifra stilistica pregnante nell'alternanza continua tra reali inserti di repertorio e racconto di finzione, in cui è evidente l'approccio del regista, sempre fortemente personale e creativo. E' anche un film di corpi e di sguardi, intimamente epico ma senza enfasi, una parabola espressionista sul potere e contro il potere, che qui viene rappresentato in tutte le sue propaggini (politicanti, militari, poliziotti, burocrati, medici, suore) al servizio di un sistema perverso che condusse il paese fin dentro il baratro della catastrofe. Il sottile "gioco" psicologico effettuato dal regista (la presunta "follia" della protagonista confrontata con quella reale, ma ipocritamente sottaciuta, di un intero popolo che vendette l'anima al "diavolo" in cambio di un vacuo sogno di gloria) è di classe sopraffina ed è tipico del suo cinema polemico e militante. Diverse scene memorabili (come non citare quella della nevicata) e grandi interpretazioni dei due protagonisti: un fiammeggiante Filippo Timi e una straordinaria Giovanna Mezzogiorno, che è corpo, anima, luce e ombra del film, tutto filtrato attraverso i suoi occhi. Il coraggio e il martirio di Ida Dalser, vittima sacrificale sull'altare della violenza nazifascista, dimenticata dalla "grande Storia", vengono celebrati da questo pungente film impegnato e indignato. E non poteva essere altri che Marco Bellocchio, eterno ribelle del cinema italiano, a portare finalmente alla scoperto una storia del genere. Onore al merito.
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