Storia di Alessandro III di Macedonia (detto "il Grande"), il più grande conquistatore dell'età antica che, a soli 27 anni, divenne padrone assoluto di quasi il 90% del mondo allora conosciuto. Guidando personalmente la sua invincibile armata di macedoni e greci per oltre ventimila miglia, Alessandro giunse fino alla remota India, costruendo un impero smisurato, mai visto prima di lui. L'influenza della madre Olimpiade, i contrasti con il padre Filippo, il fido cavallo Bucefalo, la guerra contro i persiani, il controverso matrimonio con l'esotica battriana (l'attuale Afghanistan) Rossane, l'amore per il fido Efestione, le battaglie in India contro Re Poro e i suoi elefanti, l'ambizione smisurata, la tattica militare, il carattere orgoglioso, le alleanze, i tradimenti, gli intrighi di palazzo e la morte misteriosa a 32 anni, per presunto avvelenamento. Questo e molto altro ancora nell'ambizioso kolossal storico diretto (e co-sceneggiato) da Oliver Stone in una singolare incursione nell'antica storia europea. Tra leggenda e storia, iconografia e mito, il regista americano mette in piedi un film visivamente notevole, di imponente ricostruzione, ricchissimo nei costumi e nelle scenografie e forte di alcune sequenze indubbiamente straordinarie (la battaglia decisiva contro i persiani, con la ripresa degli schiarimenti militari dal punto di vista dell'aquila, l'arrivo a Babilonia, l'attraversamento delle montagne dell'Hindu Kush, lo scontro con gli elefanti nella lontana India). Ma, di contro, va anche detto che la pellicola risente di tutte le magagne tipiche degli adattamenti americani che hanno come oggetto vicende europee: superficialità, forzature farraginose, strafalcioni storici, banalizzazione di situazioni e personaggi, invenzioni gratuite, mancanza di approfondimento psicologico, soluzioni sbrigative, ridondanze pompose. E' evidente che l'autore sia poco a suo agio con il periodo, le culture ed i paesi presenti nell'opera, alternando bei momenti epici a clamorosi scivoloni. Ne vien fuori un film discontinuo e squilibrato, privo di quella coesione che sarebbe necessaria ad un grande racconto di questo tipo. Discutibili anche alcune scelte di cast: se Colin Farrell biondo non è poi così disastroso come molti hanno denunciato nei panni di Alessandro Magno, la presenza di una diva ingombrante come Angelina Jolie nel ruolo di Olimpiade non ha di certo giovato alla pellicola. Anche Val Kilmer appare troppo "su di giri" come re Filippo, mentre risultano perfetti Jared Leto, Anthony Hopkins, Jonathan Rhys-Meyers, Rosario Dawson e Christopher Plummer. Stroncato dalla critica americana, fu un mezzo flop negli USA, provocando polemiche anche da parte degli omosessuali che denunciarono i tagli di tutte le sequenze di amore gay (pratica assai comune al tempo dell'antica Grecia), giudicando la cosa come un pregiudizio omofobo. Invero le scene incriminate (e anche molte altre) sono state poi inserite nella versione estesa di 214 minuti, a fronte dei 175 minuti della versione cinematografica. Invece a livello internazionale la pellicola andò decisamente meglio, suscitando giudizi altalenanti ma ottenendo un discreto risultato al botteghino. Nonostante i tanti difetti il film merita comunque la visione per i pregi prima elencati e ritengo che l'indubbio coraggio del regista di cimentarsi in un'impresa così ardua e lontana dalle sue corde, meriti la benevolenza di una mezza stellina in più.
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