lunedì 24 luglio 2017

Café Express (Café Express, 1980) di Nanni Loy

Michele Abbagnano, disoccupato napoletano di mezza età con una menomazione permanente alla mano sinistra, si arrangia per sopravvivere vendendo abusivamente caffè sul treno della notte numero 818 che va da Vallo della Lucania a Napoli Centrale. Conosciuto da tutti i viaggiatori abituali, il buon Michele è abilissimo nell'eludere i controllori e si arrabatta con altri piccoli improvvisati "lavoretti", come svegliare i pendolari dormiglioni prima dell'arrivo in una certa stazione o garantire la privacy di occasionali amanti focosi. Ma una notte la situazione sembra precipitare per il nostro: tra due balordi che lo vorrebbero come complice dei loro borseggi, un boss della mala che gli chiede il pizzo, il figlioletto asmatico fuggito dal collegio e salito sul treno per stare insieme al padre e l'arrivo di un severo Ispettore ferroviario che ha il compito di mettergli il sale sulla coda e chiedergli il salatissimo conto dei tanti biglietti non pagati. Commedia drammatica di Nanni Loy, la cui idea è nata durante una delle numerose candid camera televisive per cui l'autore era famoso, quando questi si trovò a intervistare, su un treno del Sud, un venditore abusivo di caffè dall'accento napoletano e dalla mano offesa. Tra umorismo malinconico ed un'amarezza farsesca che stinge nella macchietta, è un film bozzettistico strutturato a sketch e costruito sulla pittoresca galleria di personaggi, tra cui spiccano un intenso Nino Manfredi nel ruolo del protagonista, un ruvido Vittorio Mezzogiorno nei panni del bullo di mezza tacca ed il sornione Adolfo Celi come temuto ispettore ferroviario. Variopinto ed efficace nella sua miscela di ironia e dramma, sfugge di mano al regista nell'inverosimile finale a base di patetico vittimismo sociale che ammicca alla sceneggiata napoletana.

Voto:
voto: 3/5

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