mercoledì 26 luglio 2017

Lo chiamavano Trinità... (Lo chiamavano Trinità..., 1970) di Enzo Barboni

Trinità, pistolero pigro e fannullone dal cuore buono, arriva in un piccolo villaggio dove scopre, con grande sorpresa, che il suo fratello furfante, da tutti chiamato "Bambino" nonostante la stazza imponente, è diventato sceriffo. Ma in realtà il furbacchione ha in mente un grosso furto di cavalli ai danni di un ricco allevatore locale di nome Harriman. Quando i nostri "eroi" scoprono che costui vuole impadronirsi con la forza dei terreni di una pacifica comunità di mormoni, non esiteranno a schierarsi dalla parte dei più deboli e Trinità troverà anche l'amore di una bella ragazza tra i coloni indifesi. Dopo i grandi fasti del genere spaghetti western, di cui Sergio Leone è stato padre, mentore e punta di diamante, lo sfruttamento indiscriminato da parte dei nostri produttori ne causò l'inevitabile precoce decadenza, con evidenti sentori di viale del tramonto. Il romano Enzo Barboni (al secolo E.B. Clucher, secondo la moda dei tempi di americanizzarsi il nome) ebbe il merito involontario di rivitalizzare un genere morente creandone una sorta di costola degenere (e impazzita), che sostituiva la cruenta violenza con una comicità grossolana fatta di gag parodistiche (ai danni del genere stesso), fumettistiche scazzottate e una buona dose di spavalda cialtroneria. Incredibilmente la nuova formula, semplice ma efficace, funzionò alla perfezione e questo prototipo del così detto western comico all'italiana (ironicamente definito "fagioli western") ebbe un clamoroso successo di pubblico in tutta Europa (in Italia fu il secondo incasso assoluto della stagione 1970-71), soprattutto grazie alla simpatia e all'affiatamento della formidabile coppia di mattatori protagonisti, Bud Spencer e Terence Hill, che avevano già lavorato insieme tre volte in altrettanti western "seri" ma che, da questo momento in poi, divennero la coppia regina del box office italiano, riempendo le sale ad ogni loro nuova pellicola. Questo film banale e sempliciotto ebbe due meriti oggettivi: lanciare definitivamente la mitica coppia comica che spopolò per tutti gli anni '70 e rivitalizzare un genere ormai esangue con un guizzo farsesco che, per quanto rustico e fracassone, seppe entrare immediatamente nel cuore del pubblico e mantenne in vita il western italiano ancora per qualche anno. Il grande Sergio Leone ebbe a dire in merito, con la consueta tagliente perfidia: "se la gente ha voglia di ridere su un genere cinematografico allora quel genere è definitivamente finito". Diventato immediatamente un cult popolare e un piccolo fenomeno di costume, con schiere di fans che ne conoscono tutte le battute a memoria, Lo chiamavano Trinità... è riuscito a segnare un'epoca del nostro cinema, ben oltre le più rosee aspettative e ben oltre il suo effettivo valore. Indimenticabile il celebre tema musicale fischiettato, composto da Franco Micalizzi, che è divenuto un'icona del genere. Nel 1971 Barboni ne realizzò un seguito a furor di popolo, ...continuavano a chiamarlo Trinità, sempre con la coppia Spencer e Hill, che ebbe un successo commerciale ancora maggiore, battendo tutti i record al botteghino. Secondo alcune classifiche, che forse non sono totalmente attendibili ma rendono comunque chiaramente il senso del fenomeno Trinità, il sequel rappresenta, a tutt'oggi, il maggior successo nella storia del cinema italiano per numero di biglietti venduti (il solo dato sensato nei raffronti tra epoche diverse, visto che non dipende dall'inflazione monetaria). E, sempre secondo alcune di queste classifiche, il secondo capitolo di Trinità sarebbe nelle prime tre posizioni della classifica "all-time" anche in altri paesi europei come la Germania.

Voto:
voto: 2,5/5

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