Le quattro giornate di Napoli non furono una rivoluzione ma uno straordinario atto di eroismo spontaneamente improvvisato da parte di un popolo, atavicamente abituato alla sofferenza, che, pur senza capi e senza una vera organizzazione tattica, decise di ribellarsi all'invasore tedesco, quasi insorgendo idealmente contro i troppi tiranni del passato. Nel giro di poche ore la Napoli dei vicoli, dei quartieri malfamati, del centro e dei palazzi signorili si unì per combattere con ogni mezzo una guerriglia di strada contro parte di quell'incredibile esercito di Hitler che aveva sottomesso l'Europa in pochi mesi. Armati di fucili, coltelli, pietre, bastoni, bottiglie incendiarie e tutta la furbizia di un popolo che ha sempre dovuto fare di necessità virtù in nome della dura legge della sopravvivenza, i napoletani riuscirono nel "miracolo" di cacciare i nazisti prima dell'arrivo degli alleati. Tra i tanti eroi caduti sul campo molti sono rimasti anonimi, ma tutti si identificano nella figura dello scugnizzo Gennarino Capuozzo, morto a 11 anni per la causa della libertà, e nell'immagine simbolo dell'insurrezione: quella del piccolo Gennarino che, da solo, lancia una bomba a mano contro un carro armato della Wehrmacht. Scritto in origine da Vasco Pratolini e prodotto dalla Titanus, è un vibrante racconto eroico corale dall'ampio respiro epico e dalla potente anima collettiva, quella di un popolo che scende in armi contro un nemico apparentemente invincibile. Diretto con notevole perizia tecnica dal sardo Nanni Loy (la cui carriera sarà sempre in qualche modo legata a Napoli), è una grande epopea sociale che fonde abilmente documentario e fiction, poesia e retorica, toccante umanità e ridondanze enfatiche. Va dato atto che era un'impresa quasi impossibile evitare le trappole dell'agiografia popolare in una vicenda di così alto spessore civile e di così tragico impatto tragico, ma Loy riesce abilmente a mantenere tutte le ampollosità eroiche entro livelli tollerabili, muovendosi sul filo di un'accorata solidarietà umana e di una dignitosa pietà per le vittime. Straordinarie le ambientazioni, il sonoro ed i volti espressivi dei protagonisti, in una pefetta miscela di attori professionisti (Luigi De Filippo, Enzo Cannavale, Aldo Giuffré, Pupella Maggio, Lea Massari, Gian Maria Volonté) e comparse prese dalla strada. Indimenticabile e commovente l'interpretazione del piccolo Domenico Formato nei panni di Gennarino. Diverse sequenze del film, come quella drammatica del rastrellamento operato dai nazisti nello stadio, furono girate nella vicina Salerno.
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