Storia romanzata della CIA dall'anno di fondazione (1947) fino al periodo della Guerra Fredda, raccontata attraverso la carriera di Edward Wilson, uno dei suoi primi agenti segreti. Il film pone l'accento sulla trasformazione del personaggio di Wilson, che all'inizio è un giovane idealista e poi, adeguandosi alle regole del mondo dello spionaggio, fa sua la doppiezza psicologica, la cultura del sospetto, il trasformismo concettuale, diventando un elemento fondamentale nello scacchiere della Guerra Fredda e nell'opposizione al KGB sovietico. La seconda regia di Robert De Niro, 14 anni dopo Bronx, è un cupo affresco storico, tratto da una sceneggiatura di Eric Roth, ambizioso e sobrio nella sua ricerca di una misura classica, che pone l'accento più sulla questione morale che sull'ideologia politica e che riesce ad allungare ombre sinistre anche sulla situazione presente. Senza effettismi o virtuosismi particolari, l'autore sceglie uno stile placido per un film lungo, prolisso, carico di atmosfere ambigue, in cui lo spettatore deve impegnarsi molto per prestare la dovuta attenzione ai molti dialoghi e ai numerosi personaggi, senza dimenticare una buona conoscenza dei fatti storici relativi alla politica estera del tempo. Il quadro d'insieme è forse ostico ma solido, con i momenti di suspense che non derivano da scene d'azione ma da mezze frasi, espressioni sospette o sguardi minacciosi. La fotografia funerea e lo stile appartato ne fanno un thriller spionistico "raffreddato" e psicologico, un viaggio all'interno di quelle dinamiche del potere e quegli intrighi nascosti che regolano il mondo delle spie, forgiandone di conseguenza la personalità. Il risultato finale è un film molto carico, qua e là velleitario, interessante dal punto di vista storico ma un po' fiacco di inventiva e carente di personalità, ben recitato da un cast imponente che annovera Matt Damon, Robert De Niro, Angelina Jolie, Joe Pesci, Billy Crudup, Alec Baldwin, William Hurt e John Turturro.
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