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Dallas, in una buia notte piovosa, un uomo di nome Fenton Meiks si presenta alla
stazione dell’FBI per fare una incredibile denuncia che lascia attonito
l’agente Wesley Doyle che la raccoglie. Meiks dichiara che il serial killer
chiamato “la mano di Dio”, che terrorizza da lungo tempo lo stato del Texas per
i suoi numerosi ed efferati omicidi e che risulta tra i criminali più ricercati
d’America, è suo fratello Adam, che si è appena tolto la vita. Dopo aver
invitato gli agenti a recarsi in un roseto, che Meiks chiama “giardino delle
rose”, dove potranno trovare innumerevoli cadaveri sepolti, l’uomo racconta
allo stupefatto Doyle l’intera vicenda, che affonda le sue radici in un orrore
antico che ha avuto inizio circa vent’anni prima, quando Fenton e Adam erano
piccoli. Inquietante e cupo thriller horror che fa segnare il buon esordio alla
regia dell’attore Bill Paxton, qui anche in veste di protagonista nel ruolo del
padre di Fenton e Adam, che appare nel racconto in flashback. Passato stranamente in sordina nel nostro paese, è un
film di genere solido e robusto, una malsana e avvincente storia di follia
fanatico religiosa che si ispira chiaramente all’estetica degli anni ’70.
Preferendo la violenza ideologica a quella grafica, che viene sempre lasciata
fuori fuoco, è un ritratto ambiguo e delirante della provincia americana
rurale, che gioca abilmente con i traumi infantili e l’orrore che si annida nel
quotidiano, utilizzandoli efficacemente come affilati strumenti da rivolgere
contro lo spettatore per far scattare il patos
ansiogeno. Senza risparmiare graffi acidi all’estremismo religioso di certi
strati della popolazione americana, la pellicola ha il valore aggiunto di un
notevole finale a sorpresa (invero non proprio imprevedibile per il pubblico
più scafato) e dell’ottima recitazione del cast, a partire da Bill Paxton e Matthew
McConaughey, senza dimenticare i piccoli attori Matt O'Leary e Jeremy Sumpter.
Sottovalutato e da recuperare, questo thriller di mistica follia ha ricevuto,
alla sua uscita, lodi sperticate da uno spettatore eccellente Stephen King, che
sicuramente è parecchio competente in materia.
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