La vita tormentata del pittore olandese Vincent Van Gogh, sospesa tra genio e follia, arte visionaria e schizofrenia. Il film affronta i momenti principali dell'esistenza del grande artista: dalla fallimentare esperienza come missionario nelle miniere di carbone del Belgio alle delusioni amorose, dall'amicizia con Paul Gauguin alla parentesi ad Arles, dove la sua arte esplose in tutta la sua grandezza, dalle crisi depressive al tragico suicidio in un campo di grano, sconfitto dal suo animo troppo sensibile e tempestoso per la squallida vita terrena. Potente dramma biografico diretto a quattro mani da Vincente Minnelli e George Cukor (non accreditato) sul controverso Van Gogh, uno dei massimi geni della pittura moderna. E' un film visivamente sontuoso, la cui estetica viaggia in simbiosi con lo stile pittorico del protagonista, grazie alla costante sovrapposizione tra scenari reali e la relativa riproduzione su tela, filtrata attraverso l'impetuoso animo dell'artista. L'uso vivacemente espressivo dei colori, la perfetta ricostruzione ambientale, le musiche avvolgenti, l'incedere stilistico che passa dal luminoso al tetro in accordo agli sbalzi emotivi del pittore e la grande interpretazione dei due protagonisti principali (un furioso Kirk Douglas come Van Gogh ed un carismatico Anthony Quinn come Gauguin), ne fanno un'opera vibrante, solida e dalle molte bellezze, anche coraggiosa nel mostrare i lati più sgradevoli del carattere instabile dell'artista. Anthony Quinn vinse l'Oscar come miglior attore non protagonista, ma anche Douglas lo avrebbe meritato. Opera atipica nell'itinerario di Minnelli (principalmente conosciuto come maestro del cinema "leggero"), ne conferma la raffinatezza formale e l'eclettismo artistico.
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