giovedì 20 luglio 2017

Il grande Gatsby (The Great Gatsby, 2013) di Baz Luhrmann

Nella primavera del 1922 Nick Carraway, giovane provinciale e aspirante scrittore del Midwest, sbarca nella New York opulenta e libertina degli anni ruggenti del jazz, affittando una piccola casa a Long Island. Poco lontano da lui, in un lussuoso palazzo signorile, vive il giovane e brillante plurimilionario Jay Gatsby, affascinante e dinamico, ex fidanzato di sua cugina Daisy. Dopo aver conosciuto il famoso vicino Carraway  resta folgorato dal suo carisma e dal suo entusiasmo contagioso, che sembra trasformare in oro tutto quello che tocca. In breve il giovane di provincia entra a far parte del mondo luccicante e fastoso di Gatsby, fatto di feste fantasmagoriche, serate mondane, bella vita e splendide donne. Ma non tutto ciò che luccica è necessariamente oro e ogni rosa, anche la più bella, ha le sue spine. Terzo adattamento cinematografico del capolavoro letterario di Francis Scott Fitzgerald, che è uno dei capisaldi della grande narrativa nord americana. Diretto da Baz Luhrmann all'insegna di una furiosa energia e di una vivacità trascinante, è un opulento affresco barocco visivamente abbacinante, un'orgia caleidoscopica di colori e di suoni che travolge lo spettatore, avvolgendolo nella sua atmosfera di frenetica eccitazione e lasciandolo, come il buon Carraway, a bocca aperta. D'altra parte l'autore è bravissimo nel raffigurare un'epoca di smodata allegria e intrinseca decadenza, grazie al suo stile visionario di grande potenza figurativa sempre proteso verso l'eccesso, il manierismo, la baraonda. In tal senso questa terza istanza di Gatsby è una meraviglia per gli occhi che riesce a dar forma concreta alla grandeur del personaggio e allo sfrenato ottimismo di un'epoca in cui tutto sembrava possibile. Dal punto di vista tecnico e registico tutta la prima parte, che ha il suo ideale tripudio nella memorabile entrata in scena del protagonista, è indubbiamente straordinaria per la ricchissima impaginazione grafica e per i vorticosi movimenti di macchina che assecondano i ritmi forsennati delle mitiche feste di casa Gatsby. Peccato però che il regista confermi nuovamente i suoi limiti nella tendenza smodata all'esagerazione, che anche qui si traduce in diverse cadute nel kitsch, e nell'incapacità di raffigurare degnamente il cuore intimo di una storia, il vero contenuto al di là della forma: in questo caso, come tutti gli ammiratori del romanzo sanno perfettamente, l'amara negazione del Sogno Americano, il fallimento di un'utopia di grandezza che affonda i suoi pilastri nella rapacità, nell'ingiustizia sociale, nella corruzione o nel crimine. Infatti nei momenti intimistici dell'opera Luhrmann preferisce puntare su un sentimentalismo languido che infiacchisce tutta la possanza della prima parte. Perfetta la scelta del protagonista, un Leonardo DiCaprio magnifico e al massimo del suo splendore, senza di lui la forza della pellicola sarebbe stata di sicuro inferiore. Nel resto del cast citiamo Tobey Maguire (che è anche il narratore della vicenda), Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher e Elizabeth Debicki. Il film ha vinto due premi Oscar (scenografia e costumi) ed ha ottenuto buoni incassi internazionali.

Voto:
voto: 3/5

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