lunedì 24 luglio 2017

Detenuto in attesa di giudizio (Detenuto in attesa di giudizio, 1970) di Nanni Loy

Giuseppe Di Noi, geometra italiano emigrato in Svezia dove ha fatto fortuna con una impresa edile, torna in Italia per le vacanze estive, dopo sette anni di assenza, per mostrare il suo paese alla moglie Ingrid. Ma, giunto alla frontiera, l'uomo viene immediatamente fermato e condotto in carcere, accusato dell'omicidio colposo di un cittadino tedesco che lui non ha mai sentito nominare. Per colpa dei tempi lunghi della giustizia italiana, il nostro resta a lungo in prigione, umiliato nello spirito e provato nel fisico dalla terribile esperienza. Coinvolto suo malgrado in una rivolta carceraria, l'esterrefatto Di Noi viene spedito in un penitenziario molto più duro che metterà a durissima prova la sua capacità di resistenza. Scioccante dramma di denuncia sociale, sotto forma di incubo kafkiano trasposto nel "belpaese", diretto con velenosa perfidia da Nanni Loy che mette sul banco degli imputati il sistema giudiziario italiano, l'inettitudine dei burocrati, le esasperanti lentezze processuali e le condizioni di disumano degrado delle nostre prigioni. La forza veemente dell'invettiva operata dal regista, con implicito auspicio di una ormai irrevocabile riforma carceraria, è aumentata enormemente dal tragico realismo cupo delle ambientazioni, dalla straordinaria interpretazione di un inedito Alberto Sordi (premiato con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino) e dalle numerose cronache giornalistiche relative ad eventi simili. Estremamente inquietante nella sua ipotesi (un comune cittadino modello trasformato di colpo in criminale per un errore burocratico) e di lucida cattiveria nel perseguimento ideologico della sua tesi (l'accusa istituzionale alla gestione della giustizia), è un film potente che alterna, in perfetto equilibrio, inserti comici, situazioni grottesche, satira civile, indignazione etica, crudo realismo e momenti spaventosi (perché potrebbe accadere a chiunque, come sottolineato dall'emblematico cognome del protagonista). Completano il cast Elga Andersen, Lino Banfi, Michele Gammino, Andrea Aureli, Nazzareno Natale e Luca Sportelli. Tenendo a bada il sensazionalismo populista e la ricerca di un dozzinale effettismo qualunquistico, l'autore realizza il suo film migliore, il più riuscito nella miscela di dignità sociale, denuncia civica e caustico vigore. E' anche una pietra miliare nell'itinerario artistico di Sordi, che stavolta indossa, con ammirevole misura e al servizio di una causa sacrosanta, la dolorosa maschera di un italiano medio travolto da eventi angoscianti.

La frase: "Signor Di Noi vuole accomodarsi un momento in ufficio? È una semplice formalità..."

Voto:
voto: 4/5

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