venerdì 21 luglio 2017

Il raggio verde (Le rayon vert, 1986) di Eric Rohmer

Delphine, inquieta e scontrosa ragazza parigina, non sa come trascorrere le sue vacanze estive dopo un lungo anno di lavoro. La sua storia d'amore si è spenta senza particolari patemi, il mare le mette ansia e la montagna le porta malinconia. Dopo diversi tentativi di viaggio andati male, quasi sul finire di luglio, un simpatico sconosciuto incontrato alla stazione, con cui scatta un feeling immediato, la convince ad andare insieme in un piccolo paese di pescatori. Qui i due giovani potranno assistere al raro fenomeno solare del "raggio verde", un effetto di rifrazione della luce che dà anche il titolo all'omonimo romanzo di Jules Verne e che, secondo quanto scritto dal famoso romanziere, donerebbe il potere al fortunato che riesce a vederlo di leggere nel cuore della persona che gli sta accanto. Deliziosa commedia sentimentale di Rohmer, quinta parte del ciclo di sei film "Commedie e proverbi" che l'autore ha dedicato ad altrettante donne problematiche. Girato a basso costo, con fresca leggerezza ed un largo uso dell'improvvisazione, riscosse un buon successo commerciale, vinse (non senza polemiche) il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia 1986 e consacrò definitivamente il regista a livello internazionale. Libero e impudente, è una delle opere più estreme dell'autore, praticamente privo di sceneggiatura e tutto costruito sull'enfasi di una frizzante spontaneità, anche grazie alla bravura degli attori (con la spigliata Marie Rivière sugli scudi) che hanno le facce giuste e la battuta pronta, garantendo dialoghi briosi e mai banali. La vicenda apparentemente fragile è tenuta al guinzaglio da una regia solidissima che mette sulla graticola l'alienazione dei fenomeni di massa: in questo caso la moda delle ferie estive in cui una larga fetta della popolazione si affanna, tornando ancora più stressata di prima. E ancora: Rohmer esegue una nuova perfetta analisi dell'universo femminile, ricca di particolari e di sfumature, e riesce a cogliere abilmente temi universali dietro semplici elementi del quotidiano. Lo splendido personaggio di Delphine, amabile rompiscatole e scheggia impazzita che rimbalza da un lato all'altro della Francia alla disperata ricerca del "posto giusto", è una squisita sintesi di tante donne rohmeriane, una ragazza di disarmante sincerità, l'amica della porta accanto che arriva sempre nel momento inopportuno ma che poi ci manca se non la incontriamo per un po' di tempo. Delphine, grazie alla carica umana della sua interprete Marie Rivière, riesce a donare una dignitosa fierezza al concetto di single, che negli anni '80 non era un motivo di vanto o un fenomeno cool ma qualcosa da nascondere con un certo imbarazzo.

Voto:
voto: 4/5

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