giovedì 27 luglio 2017

Non si sevizia un paperino (Non si sevizia un paperino, 1972) di Lucio Fulci

In un paesino delle zone montuose della Lucania, dalla mentalità retrograda e con l'atavica credenza in vecchie superstizioni, un giornalista milanese in vacanza, Andrea Martelli, si interessa alle indagini che riguardano il violento omicidio di tre bambini. Inizialmente i sospetti dei carabinieri locali si rivolgono alla bionda Patrizia, una splendida e disinvolta ragazza di città venuta sul posto in cerca di tranquillità per disintossicarsi dalla droga. Poi le attenzioni si spostano sulla sinistra "maciara", una strana donna con problemi mentali che si crede una fattucchiera e che è stata udita lanciare anatemi contro i bambini assassinati, perchè si erano presi gioco di un povero minorato. Anche se non ci sono prove sufficienti, i genitori delle vittime si fanno sfuggire la situazione di mano e decidono di vendicarsi, uccidendo nel modo più crudele la "maciara", che viene lapidata dopo un brutale pestaggio. Ma quando viene ucciso un quarto bambino bisogna ricominciare tutto d'accapo, anche se lo sveglio Martelli inizia ad avere dei precisi sospetti. Violento thriller di Fulci, morboso e sgradevole per i temi trattati (l'omicidio di minori), per l'estrema efferatezza di alcune sequenze (la lapidazione della "maciara" è una di queste) e per il costante indugiare in dettagli macabri e situazioni sordide, in accordo allo mano pesante dell'autore. Alla sua uscita fu distrutto dalla critica e suscitò un vasto scandalo, che costrinse il regista a presentarsi addirittura davanti a un giudice, soprattutto per la sequenza in cui la sensuale Barbara Bouchet appare completamente nuda davanti a un bambino. Fulci se la cavò spiegando che la scena era stata girata in momenti diversi con i due attori separati, e che, nei fotogrammi in cui si vedono insieme, era stato utilizzato un nano adulto come controfigura. Rivalutato negli anni '90 dagli amanti dell'horror o del cinema underground, e adorato dai fans dell'autore che lo collocano tra i suoi film migliori, è un giallo malsano e inquietante, prevedibile nello sviluppo finale e alla continua ricerca del greve shock visivo. Ha però un merito indiscutibile: la particolarità dell'ambientazione solare e abbacinante del profondo sud italiano che crea un effetto straniante rispetto alla carica oscura della vicenda. Nel cast figurano Tomás Milián, Florinda Bolkan, Irene Papas, Marc Porel e la già citata Barbara Bouchet. Belle le musiche soavi di Riz Ortolani, che creano un'ulteriore stridente contrasto rispetto alla violenza delle immagini.

Voto:
voto: 2/5

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