mercoledì 26 luglio 2017

Hereafter (Hereafter, 2010) di Clint Eastwood

Tre storie sul filo dell'aldilà: Marie, giornalista televisiva francese in vacanza su un'isola dell'Indonesia, viene travolta dal terribile tsunami del 2004, rischia di annegare ma viene strappata miracolosamente alla morte. Tornata in patria scrive un libro per raccontare ciò che ha visto nei diversi minuti in cui si trovava incosciente sott'acqua, sospesa tra la vita e la morte, ma nessuno sembra crederle. George, operaio americano di San Francisco, ha il dono di entrare in contatto con gli spiriti dei defunti toccando le mani di chi ne soffre la perdita. Riesce così a comunicare telepaticamente con loro e poi riporta al paziente tutto quello che ha saputo. Col passare del tempo George capisce che il suo dono è, in realtà, una maledizione, perché non gli consente di mantenere nessun rapporto duraturo con altri esseri umani. Marcus è un ragazzino londinese che perde il fratello in un tragico incidente e la sua vita sembra svuotarsi di ogni senso. In occasione della fiera del libro di Londra i tre si incontreranno e cercheranno di trovare una risposta alla più angosciante domanda che da sempre ossessiona l'uomo: che cosa c'è dopo la morte ? Anomala, ma non banale, incursione di Clint Eastwood (il più classico tra i registi americani viventi) nel thriller fantastico paranormale, grazie ad una affascinante storia scritta da Peter Morgan. Con la consueta ricchezza di sfumature e leggerezza del tocco, l'autore affronta un soggetto che non pare esattamente nelle sue corde, dimostrando sensibilità e capacità di emozionare senza eccedere in effettismi sentimentali. Quello che però manca chiaramente è l'equilibrio tra le tre parti in cui il film è idealmente diviso. Il segmento relativo a Marie è il più debole dei tre. Parte alla grande con una scena di straordinaria potenza visiva, realizzata con un perfetto uso degli effetti speciali in CGI: il devastante tsunami dell'Oceano Indiano, ma poi si perde in un fiacco dramma sentimentale, prevedibile negli sviluppi e banale nei momenti soprannaturali. La parte del piccolo Marcus è la più forte dal punto di vista emotivo, ottimamente recitata dal giovanissimo Frankie McLaren, ma, per quanto avvincente, non emerge dai canoni derivativi della ghost story lacrimevole che ruota intorno al tema della perdita. La vicenda centrale del sensitivo George è, senza dubbio, la più interessante per la sottile ambiguità tematica, per le sue suggestioni crepuscolari, per il tono sommessamente malinconico e per la problematica analisi del rapporto tra potere e solitudine. Il finale che mette insieme i tre personaggi non brilla di certo per originalità, ma ci fa capire chiaramente che il regista, più che interessato al concetto della morte, sa guardare ancora con soddisfazione alla vita. Di buon livello il cast che annovera Matt Damon, Cécile de France, Thierry Neuvic e Bryce Dallas Howard. "Hereafter" significa letteralmente "da qui in poi" e quindi sta per "futuro", concetto leggibile a due livelli in base al film: il futuro dopo la morte (e quindi aldilà) o il futuro che ci attende ancora su questa terra. Chi ha visto la pellicola e conosce il regista non dovrebbe faticare troppo a sciogliere il dilemma.

Voto:
voto: 3,5/5

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