martedì 25 luglio 2017

Strategia del ragno (Strategia del ragno, 1970) di Bernardo Bertolucci

Athos Magnani, figlio omonimo di un eroe antifascista ucciso nel 1936 dalle camice nere, ritorna dopo molti anni a Tara, piccolo paese del parmense, per scoprire la verità sulla morte di suo padre. Dalla ricca e bizzarra Draifa, ex amante del genitore assassinato, il nostro riceve poche informazioni frammentarie e anche gli abitanti del borgo sembrano reticenti a collaborare. Magnani contatta allora il presunto esecutore del delitto, il ricco latifondista Agenore Beccaccia, che nega fermamente ogni addebito, mentre tre vecchi amici di suo padre gettano ombre sulla sua memoria, parlando di un tentativo di attentato al duce fallito per colpa di una spia. Stravolto dai dubbi Magnani vede vacillare le sue convinzioni e cade in un vortice di incertezze in cui verità e menzogna sembrano indistinguibili. Ossessionato dalla domanda su chi fosse veramente suo padre, Athos non riesce più a partire da Tara. Da un breve racconto di Jorge Luis Borges ("Tema del traditore e dell'eroe"), Bertolucci ha tratto una suggestiva fiaba surreale di forte impegno civile sul tema dell'ambiguità e delle mille facce che la verità può assumere a seconda della prospettiva. L'affascinante struttura narrativa è un labirinto metaforico dalle due anime: una politica, in cui l'autore riflette problematicamente sul ruolo dell'intellettuale di sinistra (e quindi anche su sè stesso), e una psicanalitica, la cui evidente matrice edipica sfocia in una geniale rilettura onirica della Resistenza. Questo memorabile film "padano", intriso di malinconia crepuscolare, riesce a fondere mirabilmente realtà e sogno, pragmatismo e contemplazione, indagine storica e surrealismo, intellettualismo e spontaneità, passato e presente. Forte delle solide interpretazioni di un cast in cui spiccano Giulio Brogi e Alida Valli e della splendida fotografia pittorica del grande Vittorio Storaro (che incornicia i paesaggi della "bassa padana" in una luce indefinibile che ricorda gli "illusionismi" di Magritte), questo capolavoro di Bertolucci, purtroppo poco conosciuto dal grande pubblico, è uno dei film italiani più audaci e innovativi degli anni '70. La scena del ballo all'aperto sulle note di "Giovinezza" è uno dei momenti più alti del cinema dell'autore.

Voto:
voto: 4,5/5

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