In
un futuro post apocalittico, un non specificato evento ha trasformato il mondo
in una landa fredda e buia, popolato da superstiti crudeli che, a causa della
fame e della mancanza di regole, sono tornati allo stato primordiale di “homo homini lupus” dando vita a bande
tribali di predoni, assassini e cannibali. Un padre risoluto e impavido cerca
in tutti i modi di proteggere il suo bambino di dieci anni dalla brutalità e
dagli orrori dell’ambiente circostante, guidandolo in un pericoloso viaggio a
piedi attraverso il Nord America verso quel Sud che promette tepore e speranza.
Dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy (vincitore del Premio Pulitzer per la
narrativa nel 2007), il regista australiano John Hillcoat ha tratto un cupo survival movie, aspro e disperato,
capace di restituire degnamente le atmosfere crude e tetre del libro
ispiratore. Angosciante ed efferato in alcune sequenze di forte impatto
scioccante, è un percorso onirico e allucinato, un itinerario spirituale di
figure archetipo (non a caso i personaggi non hanno nome) che, avvolti da una
selvaggia preistoria di oscurantismo morale, cercano di proteggere eroicamente,
con vigorosa forza ancestrale, quel briciolo di umanità che nessuna tragedia
dovrebbe mai cancellare dal nostro animo. Il cuore pulsante della vicenda è
l’amore di un padre per un figlio, che diventa la fiamma e il motore per
permettere di andare avanti, di continuare a lottare, di ritrovare
insospettabili energie per non arrendersi e non smettere di credere in un
remoto futuro. I paesaggi allucinati e allucinanti sono la cornice minacciosa e
silente di una grande storia d’amore familiare, un’odissea esistenziale di enorme
potenza emotiva ed evocativa che scava nelle radici più profonde e recondite
dell’animo umano. Fondamentale alla buona riuscita finale le grandi prove
recitative del cast, in cui svettano i due ottimi protagonisti Viggo Mortensen e il piccolo Kodi Smit-McPhee. Francamente
inutile l’inserto in flashback di Charlize
Theron nel ruolo della madre, mentre merita la citazione l’incisiva apparizione
di Robert Duvall nei panni di un vecchio viandante cieco. Questa lucida e
agghiacciante parabola sulla natura umana, che alterna la spietata durezza del
mondo esterno alla tenera dolcezza del microcosmo sentimentale messo in piedi
dal padre per proteggere il figlio, facendo da scudo a tutti i dardi del male,
arriva al suo intenso epilogo con stile secco e asciutto, bandendo la facile
retorica in nome di un estremo umanesimo di natura ingenita. Incredibilmente
nel nostro paese il film non è mai stato distribuito perchè ritenuto troppo
opprimente, ma è uscito direttamente per il mercato home video.
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