mercoledì 19 luglio 2017

Panic Room (Panic Room, 2002) di David Fincher

Meg Altman, fresca divorziata, si trasferisce insieme a sua figlia adolescente Sarah in una lussuosa residenza di Manhattan, ripartita su quattro piani e dotata di "panic room": una stanza segreta, blindata, con un moderno sistema di videosorveglianza e approvvigionata con cibo e acqua per una eventuale lunga permanenza. Quando tre loschi individui irrompono in casa di notte alla ricerca della cassaforte, madre e figlia, terrorizzate, si chiudono nella "panic room" credendosi al sicuro, ignorando che l'oggetto del desiderio dei ladri si trova proprio nella camera nascosta. Inizia così un crudele gioco tra gatto e topo, con i malviventi che non riescono a entrare nel rifugio blindato e le due donne che non possono uscirne. Ma Sarah, malata di diabete, ha urgente bisogno di iniezioni di insulina che si trovano in un'altra camera della grande casa. Vibrante thriller claustrofobico di Fincher, che orchestra da par suo un perfido meccanismo geometrico di tensione muovendo le sue pedine nel posto giusto e al momento giusto, garantendo così un patos costante per lo spettatore, almeno nella prima parte. La metafora è più che evidente: la "panic room" è il simbolo di un'America terrorizzata, sconvolta e resa isterica dall'attacco dell'11 settembre, che ne ha scosso la coscienze nel profondo intaccando l'atavica fiducia nella propria forza inespugnabile. Idealmente nella "panic room" di Fincher c'è una intera nazione , resa smarrita da una paura che non viene solo dagli elementi esterni ma anche da un nuovo ed inedito sentore di insicurezza intrinseca, perché nessuno è realmente al sicuro in una società così complessa e magmatica come quella attuale. Peccato che, dopo un ottimo avvio e le interessanti premesse, il film prenda la direzione di un thriller convenzionale e prevedibile, canonico nelle svolte e debole nel finale. Buona la recitazione del cast che vede tra le sue file Jodie Foster, Forest Whitaker, Kristen Stewart e Jared Leto. Straordinaria la sequenza, che suggerisce sottilmente il moderno disorientamento percettivo tra stimoli reali e virtuali, in cui la Foster vede i malfattori entrati in casa attraverso lo schermo a circuito chiuso, ma si spaventa realmente solo quando sente il rumore provocato dall'urto causale di uno di loro con un pallone da basket.

Voto:
voto: 3/5

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