venerdì 28 luglio 2017

Frenzy (Frenzy, 1972) di Alfred Hitchcock

Un maniaco sessuale che violenta e strangola donne semina il terrore nella città di Londra. I sospetti cadono sull'ex aviere alcolista Richard  Blaney che ha violentemente litigato con una delle vittime, sua ex moglie, ed è stato visto sul luogo del delitto poco prima che il corpo venisse ritrovato. Braccato dalla polizia l'uomo si nasconde con la copertura della sua donna Barbara. Ma anche lei finisce uccisa di lì a poco. Il penultimo film di Alfred Hitchcock, tratto dal romanzo "Goodbye Piccadilly, Farewell Leicester Square" di Arthur La Berne, segna il ritorno del regista nella sua Londra all'età di 73 anni. Il risultato è un thriller torbido e audace, dal meccanismo perfetto come un orologio, che sintetizza molti temi hitchcockiani (come quello, tipico, dell'innocente che viene accusato ingiustamente) con una riuscita miscela tra stile classico e contaminazioni moderne, evidenti nella più spudorata esplicitazione di violenza e sesso, probabilmente in funzione dell’allentamento della censura e della nuova libertà rappresentativa sul grande schermo che esplose negli anni '70. Non senza una certa morbosità l'autore asseconda con maggiore accanimento grafico le sue ossessioni perverse in diverse scene, come quella di strangolamento e stupro che è tra le più sadiche in assoluto del suo cinema, o regalandoci il primo nudo femminile della sua filmografia. La rinuncia alle star (le attrici sono tutte bruttine e fanno tutte una tremenda fine), la consueta sottile vena di misoginia (alla stregua dei primi gialli di Dario Argento), la maggiore carica violenta non più soltanto suggerita ma esibita ed il perfido umorismo nero (che qui raggiunge il suo apice arrivando quasi a farci parteggiare per l'assassino), ne fanno un film tetro, inquietante, aspro ed anomalo per gli standard dell'autore. L'opera trovò molti estimatori (forse proprio in virtù dell'aumento di morbosità) e, presentata alla chiusura del Festiva di Cannes, suscitò l'entusiasmo della critica. Da segnalare l'importanza del cibo nella vicenda e la magistrale sequenza del secondo delitto, realizzata con un movimento di macchina avvolgente che suggerisce l'idea dello strangolamento. Hitchcock compare nel consueto cameo a inizio film, nella scena in cui un cadavere emerge dal Tamigi proprio mentre un politico tiene un comizio, poco lontano, parlando della pulizia del fiume: il regista è presente tra la folla di ascoltatori in bombetta nera.

Voto:
voto: 4/5

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