L'attrice francese Camille torna in patria, dopo 5 anni passati in Italia, insieme al suo nuovo compagno, il regista Ugo, per portare in scena un testo di Pirandello intitolato "Come tu mi vuoi". Il rientro a Parigi le provoca ansie e conflitti interiori, perchè rivede il suo ex con cui si è lasciata in modo burrascoso. Invece Ugo è ossessionato dalla ricerca di un manoscritto perduto di Goldoni e insidiato da una bella attrice che è palesemente invaghita di lui. Tutto questo non fa che accrescere i turbamenti di Camille. Commedia briosa di Jacques Rivette, spensierata, spiritosa, a tratti divertentissima, è un agile gioco di specchi tra l'Italia e la Francia che si focalizza sugli eterni giochi dell'amore e dell'erotismo, ma con uno spirito tutto francese. La commistione tra cinema e teatro non è mai noiosa (nonostante la durata non banale dell'opera), ma pervasa da una contagiosa e frizzante energia che irradia buon umore e provoca complicità nello spettatore, grazie alla brillantezza dei dialoghi, ai tempi comici perfetti, agli equivoci paradossali finemente costruiti e alla sensuale ironia delle situazioni. Nella sua allegra follia, nei suoi personaggi teneramente bizzarri e anche in certe indulgenze intellettualistiche, è un film delizioso, dal meccanismo intelligente e dallo stile elegante. L'epilogo satirico da varietà, con la canzone italiana "Senza fine" cantata in modalità ensemble, è un carosello irridente e beffardo sull'ineffabile mistero che è la vita nelle sue inestricabili connessioni con il teatro, perchè spesso è quasi inevitabile recitare nella realtà ed essere veri sulla scena. Ma, se l'indefinibilità del mistero permane, l'autore ci indica una possibile direzione per provare ad affrontarlo, piuttosto che a decifrarlo: la via della grazia, della leggerezza e dell'allegria, affidandosi allo "esprit de finesse", tipicamente francese. Nel cast Jeanne Balibar e Sergio Castellitto sono in grande spolvero, seguiti a ruota da una bella squadra di caratteristi.
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