venerdì 28 maggio 2021

Prendimi l'anima (2002) di Roberto Faenza

A Zurigo, nel 1904, la giovane ebrea russa Sabina Spielrein viene ricoverata in una clinica psichiatrica per isteria e affidata alle cure sperimentali Sigmund Freud e del suo discepolo Carl Gustav Jung. Quest'ultimo decide di utilizzare le tecniche psicoanalitiche innovative del suo maestro sulla ragazza, che ottiene rapidi benefici dal trattamento. Ma tra lei e Jung scoppia una irresistibile passione erotica, tenuta segreta perchè lui teme di rovinare la sua carriera ed il suo matrimonio. La relazione è così intensa che mette a rischio il benessere mentale dei due e incrina anche il rapporto tra Jung e Freud. Dramma biografico di Roberto Faenza su una vicenda storica torbida e controversa, sontuoso nella messa in scena, puntiglioso nelle ricostruzioni ambientali e realizzato con respiro internazionale, a cominciare dal cast, dove non figura nessun italiano, e in cui spiccano i due protagonisti Emilia Fox e Iain Glen. Il film ruota intorno a una doppia trama strutturata tra presente e passato: la ricerca postuma di due giovani ricercatori, Marie e Fraser, che si recano a Mosca per ricostruire la vita di Sabina Spielrein attraverso la ricerca di documenti riservati d'archivio e la relazione tra Jung e la sua paziente ricostruita in flashback tramite l'indagine predetta. Il personaggio più interessante e meglio tratteggiato è quello della Spielrein, una donna appassionata, libera, sessualmente audace e per questo scomoda: oggetto di critiche, fonte d'imbarazzo e vittima di atteggiamenti repressivi. Le scene più intense sono quelle del rapporto tra i due amanti, in cui la carnalità voluttuosa si sovrappone al trasnfert tra medico e paziente, in un gioco di specchi di vertiginosa fascinazione. Interessante (e originale) anche la narrazione degli eventi successivi alla fine della storia con Jung, con il ritorno di Sabina in Russia, i suoi studi di psicanalisi, l'attivismo politico e la tragica morte. Faenza si è documentato a lungo sull'argomento attraverso una minuziosa ricerca di lettere e registri dell'epoca. Il film paga, alla lunga, un eccesso di didascalismo e una gestione non sempre uniforme della sua doppia struttura narrativa, rivelando anche una certa ridondanza nella seconda parte. A questa stessa vicenda storica sarà dedicato anche il successivo A Dangerous Method (2011) di David Cronenberg.
 
Voto:
voto: 3/5

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