Dal romanzo omonimo di Henryk Sienkiewicz, premiato con il Nobel per la letteratura nel 1905. Il console Marco Vinicio, rientrato a Roma dopo gloriose campagne militari, s'innamora di Licia, schiava presso una famiglia patrizia. Per renderla libera si rivolge direttamente all'imperatore Nerone, sfruttando l'intercessione del suo fedele amico Petronio. Ma Licia, che è cristiana, riesce a fuggire e si nasconde nelle catacombe, dove avvenivano gli incontri segreti dei fedeli di Cristo, perseguitati dal folle Nerone. Marco non si dà per vinto e la segue, travestendosi da uomo del popolo. Qui assiste a una predicazione dell'apostolo Pietro e qualcosa nel suo cuore cambia per sempre. Accortasi del suo cambiamento, la donna ricambia il sentimento del console romano, ormai in profonda crisi spirituale dopo il contatto con la religione cristiana. Ma Nerone, totalmente impazzito, fa appiccare il fuoco all'intera città di Roma, dà la colpa ai cristiani e ne cattura centinaia, condannandoli a morire nel Colosseo. Tra questi anche Licia sarà catturata e sbattuta nell'arena insieme agli altri, per essere sbranati dai leoni. Celeberrimo kolossal storico della MGM, fu il primo grande peplum hollywoodiano girato a Cinecittà dopo la guerra, e una parte delle sue scenografie e costumi furono
riutilizzati per il successivo Giulio Cesare (1953) di Mankiewicz. Sfarzoso e opulento nella sua brillante fotografia in Technicolor, è un film lungo, magniloquente e a volte ridondante, storicamente poco attendibile e pervaso da un romanticismo da romanzo d'appendice e da un misticismo di grana grossa, secondo gli standard delle produzioni americane d'epoca. Ma è anche una pellicola fieramente spettacolare, che all'epoca incantò il pubblico di tutto il mondo per la sua imponenza visiva e per la magnificenza delle ricostruzioni scenografiche. Il suo indiscutibile valore assoluto è la magistrale colonna sonora di Miklos Rozsa, che riuscì a creare delle sonorità così iconiche da realizzare una involontaria pietra miliare per i posteri che si confronteranno con il mondo della Roma antica. Nel cast segnaliamo Robert Taylor, Deborah Kerr, Leo Genn, Peter Ustinov e anche l'apparizione di un giovanissimo Bud Spencer, nel ruolo di una guardia imperiale, e di una ancora sconosciuta Sophia Loren, nei panni di una plebea che lancia fiori durante l'entrata trionfale di Vinicio nel Foro. Con questo film ebbe inizio il felice periodo di produzioni cinematografiche, poi battezzato (dalla rivista Time) come "Hollywood sul Tevere". Il romanzo di Henryk Sienkiewicz ha avuto altri tre adattamenti per il cinema precedenti a questo: nel 1901, nel 1913 e nel 1924. Il titolo in latino si riferisce all'incontro tra san Pietro e Gesù sulla via Appia, citato negli atti del medesimo apostolo. Mentre era in fuga dalle persecuzioni di Nerone, Pietro ebbe una visione del Cristo e gli chiese: "Domine, quo vadis?" ("Signore, dove vai?"). E Gesù gli rispose: "Eo Romam, iterum crucifigi" ("Vado a Roma, per
essere crocifisso una seconda volta"). In questo modo Pietro capì che il suo destino, a cui non poteva sottrarsi, era tornare indietro e trovare la morte sulla croce ai piedi del colle Vaticano (dove poi sarà costruita, secondo la tradizione cattolica, la Basilica a lui dedicata). Quo Vadis ebbe 8 candidature agli Oscar (ma non vinse nessun premio) e uno straordinario successo di pubblico, risultando il maggior incasso complessivo mondiale dell'anno 1951. Il regista Anthony Mann realizzò le scene notturne dell'incendio di Roma, ma il suo nome non figura nei crediti della pellicola.
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