Nell'Inghilterra del 1940, duramente provata ma non spezzata dai bombardamenti dei tedeschi, una compagnia teatrale di vecchi attori si adopera per continuare a portare in scena con passione e dedizione il proprio vasto repertorio shakespeariano, nel tentativo di tenere alto il morale del popolo e creare un momento di distrazione. Il capo della compagnia, da tutti chiamato Sir, è un anziano attore dal glorioso passato, divenuto ormai dispotico, arrogante, vanitoso e capriccioso, duramente minato nella salute fisica e mentale da tanti anni di palcoscenico, ma ancora capace di guidare a bacchetta, con il suo carisma, interpreti e maestranze. Al suo fianco e al suo servizio c'è da sempre il mite Norman, il suo "servo di scena", che vive per lui e nella sua ombra, lo assiste, lo venera, lo sostiene, lo cura, ne asseconda le stranezze e ne subisce le intemperanze, in un rapporto ambiguo e morboso, platonicamente omosessuale. Norman lotta con tutte le sue forze per proteggere il "suo" Sir da tutto e da tutti, perchè è convinto che, se egli morisse, anche la sua vita perderebbe ogni senso. Straordinario dramma d'ambiente di Peter Yates, liberamente tratto dall'omonima commedia di Ronald Harwood. E' il capolavoro del regista e uno straordinario esempio di realizzazione di cinema-teatro senza perdere un grammo della forza espressiva dei due mezzi, che qui si uniscono e si fondono in un suggestivo affresco d'epoca che restituisce lo spirito della società inglese nel periodo delle "lacrime, sudore e sangue" e le dinamiche umane di una compagnia itinerante al servizio di un tirannico patriarca. Magistrale il lavoro di scrittura (eseguito dallo stesso Harwood), di regia (classica ed elegante) e di recitazione (con uno straordinario Albert Finney e Tom Courtenay che ne tiene il passo senza cedimenti). Il film è un gigantesco atto d'amore al teatro e alla sua gente, un ritratto minuzioso, vibrante e realistico (quasi un documento dei dietro le quinte dello spettacolo), mai agiografico o edificante, ma sincero, aspro e impietoso nel metterne a nudo le meschinità, le contraddizioni e i lati oscuri. E', anche, un metaforico compendio della vita, in termini di rapporti di potere, sentimenti, illusioni e delusioni, con il continuo transfert tra finzione e realtà, ovvero ciò che succede sul palcoscenico e poi dietro di esso, quando il sipario si chiude. Ebbe 5 candidature agli Oscar ma rimase senza premi (ma almeno i due attori protagonisti lo avrebbero meritato). Però Finney ricevette l'Orso d'Argento al Festival di Berlino e Courtenay il Golden Globe al miglior attore in un film drammatico. Da non perdere.
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