martedì 18 maggio 2021

Piazza delle cinque lune (2003) di Renzo Martinelli

Saracini, procuratore della Repubblica senese, al suo ultimo giorno di lavoro prima della pensione viene avvicinato da uno sconosciuto che gli consegna un vecchio filmato amatoriale in super 8 della strage di via Fani del 1978, con il rapimento di Aldo Moro e l'eccidio della sua scorta. Inizialmente incredulo, il funzionario rimane sbalordito dopo averlo visualizzato e coinvolge nel caso il suo capo sorveglianza, Branco, e Fernanda Doni, una giovane collega di cui si fida. Il filmato, che è chiaramente autentico, dimostra in modo palese che, in quella tragica mattina di marzo, non c'erano solo i brigatisti sul luogo dell'attacco, ma anche misteriosi personaggi tra cui elementi dei servizi segreti. Intanto l'enigmatico informatore contatta di nuovo il magistrato, rivela di essere un ex terrorista pentito malato terminale e che gli darà le informazioni necessarie per mettere le mani sul famoso memoriale perduto di Aldo Moro, ovvero la parte mai ritrovata dei suoi scritti durante la reclusione nella "prigione del popolo", che dovrebbe contenere segreti esplosivi sul potere politico dell'epoca. Spaventato ma anche eccitato, Saracini si dona completamente, insieme ai suoi uomini fidati, a questa delicata inchiesta a ritroso sul più oscuro fatto di cronaca della storia italiana. Thriller politico del brianzolo Renzo Martinelli, che "riapre" il caso Moro affastellando cronaca, fiction, sospetti e leggende urbane in un minestrone di truce effettismo e di irritante superficialità. Come si suol dire ci sono modi e modi di fare denuncia sociale, e lo stile non è acqua (mi si passi il sinonimo ambivalente). Martinelli ha dimostrato nella sua carriera di essere un autore scomodo, alla costante ricerca del complotto, del sensazionalismo, passando così dalla legittima critica al bieco populismo di maniera. In questo modo il suo film non è soltanto inutile (perchè non aggiunge nulla di concreto a quanto già non si sappia e non si dica sul caso Moro), ma è addirittura ideologicamente irritante, perchè sguazza compiaciuto nei "si dice" al fine di spettacolarizzare una tragedia ancora viva (e dolente) nella coscienza del paese. Invece dal punto di vista tecnico Piazza delle cinque lune è un thriller dal ritmo forsennato e girato "all'americana", con agile senso dell'azione e uno stile visivamente dinamico, forse più televisivo che cinematografico. I riferimenti calligrafici a JFK di Oliver Stone sono più tracotanti che deferenti e rientrano nello stile dell'autore. Il cast internazionale è di grande livello (Donald Sutherland, Giancarlo Giannini, Stefania Rocca, F. Murray Abraham) e questo aumenta la sensazione finale di rimpianto e di disagio.
 
La frase: "La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi"

Voto:
voto: 2/5

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