Un raffinato ristorante francese a Londra è frequentato abitualmente da un mafioso volgare e violento, Albert Spica, da sua moglie Georgina, vittima delle sue angherie, e da Michael, bibliotecario colto e gentile. Con la complicità del cuoco Richard, Georgina inizia una focosa relazione segreta con Michael. Ma ben presto il rude marito lo scopre e sarà l'inizio di una tragica escalation. Feroce dramma sarcastico di Peter Greenaway, in egual misura amato e odiato al tempo della sua uscita, è l'opera più famosa del regista, sicuramente la più emblematica della sua poetica della forma raffinata contro un contenuto sordido, e uno dei film simbolo degli anni '80. Inevitabilmente controverso per la violenza disturbante dei contenuti, incastonati in una preziosa estetica pittorica e in uno schema narrativo rituale, che ne sancisce l'evidente intento allegorico (e quindi ne riscatta ogni assurda accusa di esibizione morbosa di contenuti macabri), è un film aspramente geniale e perfidamente provocatorio, una tragicommedia grottesca in salsa metaforico politica sulle pulsioni umane, attraverso elementi ancestrali come il cibo, il sesso e la brutalità. Attraversato da un umorismo nero che sfocia nel surreale e da un gusto dell'eccesso di matrice canzonatoria, è una sinfonia kafkiana sul potere e le sue forme di sopraffazione, con simbolismi barocchi che mettono in scena carnalità, voracità e ferocia come estremismi satirici che denunciano i malcostumi della società contemporanea, con allusioni politiche al modello thatcheriano britannico. E' un film colto, intellettuale e carico di connessioni o affinità con opere importanti e "scandalose", quali le novelle di Chaucer, il Salò di Pasolini o La grande abbuffata di Ferreri. Molto ispirato il cast con Richard Bohringer, Michael Gambon, Helen Mirren, Alan Howard e Tim Roth. La celeberrima sequenza finale, quasi sacrale nella sua efferata valenza simbolica, è divenuta l'icona del cinema dell'autore. Eccentrica, lugubre, pregnante, l'immagine paradossale di un mondo turpe e famelico che distrugge la bellezza, la cultura e la qualità, ma così ipocrita da inorridire davanti al frutto dei suoi stessi orrori.
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