giovedì 20 maggio 2021

Maurice (1987) di James Ivory

Cambridge, 1909: due compagni di università, Maurice e Clive, scoprono di amarsi, ma si limitano al sentimento platonico, intimoriti dalla rigidità della severa morale vittoriana. Quando scoppia uno scandalo che distrugge la reputazione e la carriera di un giovane di loro conoscenza, accusato di omosessualità, Clive decide di interrompere la relazione e si sposa per salvaguardare la facciata sociale. Maurice è tormentato per il perduto amore e frustrato dai sensi di colpa di quella che crede essere una "malattia". Il suo percorso di accettazione della propria identità sessuale sarà faticoso, ma alla fine prenderà la decisione giusta. Dal romanzo "proibito" di E.M. Forster (per volontà dell'autore fu pubblicato solo dopo la sua morte e 60 anni dopo la sua scrittura), James Ivory (il più "british" tra i registi americani) ha tratto un melodramma a tematica gay di raffinata eleganza, delicato pudore espressivo e sobria denuncia sociale. Fedelissimo al racconto ispiratore (anche nel finale che alcuni hanno criticato) è un film storicamente ineccepibile e moralmente indignato contro il puritanesimo della società inglese di inizio secolo, in cui era considerato reato (addirittura punibile con la prigione) ogni atto sessuale di tipo non procreativo. Sontuosa la ricostruzione ambientale d'epoca, anche nel clima opprimente di angoscia psicologica che i due amanti subiscono, vergognandosi del loro sentimento. E se Clive rappresenta la personificazione del conformismo nella sua scelta ipocrita, Maurice è l'emblema dell'idealismo romantico, della profondità interiore e della resilienza d'animo. Come al solito l'estetica dell'autore abbonda in decori figurativi nella sua ricerca manierista della perfezione visiva, ma tutto è funzionale, coerente e armonicamente integrato alla buona riuscita della messa in scena. Bravissimi gli attori protagonisti, James Wilby e Hugh Grant, premiati entrambi con la Coppa Volpi al Festival di Venezia 1987.
 
Voto:
voto: 4/5

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