venerdì 21 maggio 2021

In nome del papa re (1977) di Luigi Magni

Roma, 1867, tre anni prima della "breccia di Porta Pia" che segnerà la fine del potere temporale del papato. Durante un attentato dinamitardo muoiono 23 guardie vaticane, vengono arrestati 3 giovani rivoltosi e condannati a morte. Uno di questi è Cesarino, un figlio illegittimo che la contessa Flaminia ha avuto dalla relazione con Mons. Colombo da Priverno, giudice della Sacra Consulta. Per salvarlo la donna rivela all'alto prelato che il ragazzo è suo figlio, riuscendo così a farlo liberare. Ma gli eventi prenderanno ugualmente una brutta piega. Secondo film della trilogia di Magni dedicata alla Roma risorgimentale papalina, liberamente ispirato al libro "I misteri del processo Monti e Tognetti" di Gaetano Sanvittore, che racconta i fatti dell'ultima condanna a morte emessa dal papato romano. Destreggiandosi abilmente tra romanzo popolare, commedia farsesca e dramma storico, il regista tratteggia un sanguigno e smaliziato ritratto anticlericale della Roma d'epoca, facendo un film meno corale ma più intimistico rispetto al predecessore, aumentando la carica grottesca, le atmosfere barocche e inserendo evidenti richiami alla situazione politica italiana degli anni '70. E' dunque un'opera superiore alla precedente, probabilmente il miglior film di Magni, ugualmente divertente e irriverente, ma anche più sottile e sarcastico nella sua critica, che qui appare più calibrata e meno effettistica. Nino Manfredi, protagonista e mattatore assoluto nei panni di Colombo da Priverno, ci offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera, in perfetto equilibrio tra umorismo e tragedia, dimostrando una naturale affinità elettiva con il regista (il loro sodalizio artistico è stato uno dei più importanti del cinema italiano e, dopo la morte di Manfredi nel 2004, il regista non ha più diretto nessun film). La celebre arringa difensiva che Colombo/Manfredi pronuncia in difesa del figlio Cesarino condannato a morte è la sintesi del pensiero dell'autore sul potere temporale, sia in senso assoluto che riferito alla sua gestione da parte della Chiesa. Poco equanime nel giudizio politico, ma più orientato allo sberleffo che all'invettiva, il film ebbe un buon successo di critica alla sua uscita, anche se non ripetette il boom al botteghino del capitolo precedente. Non mancarono però le critiche di alcuni intellettuali che lo accusarono, molto faziosamente, di simpatizzare per la causa dei terroristi rossi (riferendosi alla scena sociale italiana del momento). Il celebre cantante Ron fa una piccola parte nella pellicola, comparendo nei crediti con il suo vero nome, Rosalino Cellamare.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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