lunedì 24 maggio 2021

Hud il selvaggio (Hud, 1963) di Martin Ritt

Hud Bannon è un ribelle insolente, arrogante e indomabile che vive in un ranch nel Texas insieme al padre Homer e al giovane nipote Lonnie, che è combattuto tra l'ammirazione per lo zio e l'amore per il nonno. Per il suo caratteraccio Hud litiga in continuazione con il padre e i contrasti familiari diventeranno insostenibili allo scoppiare di un epidemia che rischia di uccidere tutti i capi del loro bestiame: Hud, mettendosi solo contro tutti, non intende sopprimere gli animali malati e minaccia chiunque provi a farlo. La tragedia è dietro l'angolo. Vigoroso dramma familiare di Martin Ritt, tratto dal romanzo "Horseman, Pass By" di Larry McMurtry, forte delle ambientazioni western di quel Texas rurale che fa tanto mitologia americana e di un cast di attori straordinari al servizio di una dolorosa storia di cinismo, egocentrismo e incomprensione. E' un film secco e tagliente, che riflette malinconicamente, come da abitudine nei romanzi di McMurtry, sulla perdita dei valori tradizionali dei padri e sul ribellismo furioso delle nuove generazioni, segno di un'America che sta cambiando radicalmente e forse non in meglio. Il film ebbe uno straordinario successo di pubblico negli Stati Uniti, soprattutto grazie all'interpretazione magnetica del bello e "dannato" Paul Newman, qui in uno dei suoi ruoli più celebri e "spinosi". E proprio per richiamare questo personaggio (sperando di bissare il riscontro al botteghino) la Warner Bros. decise di cambiare il nome del protagonista del successivo Detective's Story (1966), sempre interpretato da Newman, dall'originale Archer in Harper. Il film vinse tre Oscar: la bella fotografia in bianco e nero di James Wong Howe, migliore attrice protagonista a Patricia Neal e miglior attore non protagonista a Melvyn Douglas. Il divo Paul Newman dovette accontentarsi della terza candidatura senza premio, e non sarà l'ultima, a dimostrazione del fatto che piaceva tantissimo al pubblico ma non all'Academy (destino toccato a quasi tutti gli attori divenuti incarnazione di una sensualità "maledetta"). Degna di nota anche la colonna sonora del grande Elmer Bernstein.

La frase:
- "Eppure c'è qualcosa che ti rode il fegato..."
- "Tu! Hud! Come sempre..."

Voto:
voto: 3,5/5

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