Nel giorno di Ferragosto (festa dell'Assunta), in una Roma semi deserta a causa dell'esodo estivo, due meridionali che vivono in città vagano senza meta per le strade parlando delle usanze tipiche dei loro paesi in questo giorno di festa, ascoltando musica incisa su cassetta, consultando carte topografiche di Roma e facendo reciproche citazioni colte di autori meridionalisti. Quasi obbedendo ad uno strano rituale condiviso, i due attraversano i luoghi celebri della Città Eterna, si intrufolano negli studi di Cinecittà, poi percorrono il Tevere verso nord con una barca trovata abbandonata e finiscono alla stazione Termini. E' giunta la sera e, dopo tanto parlare e camminare, i due, colti da un senso di nostalgia, sembrano decisi a tornare ai rispettivi paesi d'origine. Il film d'esordio del regista Nino Russo è una commedia surreale con due soli personaggi (interpretati da Tino Schirinzi e Leopoldo Trieste), girata a basso budget in soli 19 giorni (e nel mese di gennaio, sebbene ambientata in agosto). Privo di una vera e propria trama è un esempio intelligente di cinema teorico sul tema dello sradicamento, sullo sfondo di una Roma metafisica rappresentata come lo scenario di un film distopico apocalittico, un non luogo allegorico, un cimitero decadente di rovine in cui si mescolano le antiche vestigia del glorioso passato con i resti della moderna società consumistica, rendendo tutto irreale, sospeso, privo di ogni senso (anche tragico), ma estremamente grottesco nella sua meccanica inerzia. In questo modo vanno letti i dialoghi stranianti dei due bizzarri protagonisti ed il loro peregrinare allucinato: metafora dell'uomo che, strappato dalla sua cultura d'origine, viene fagocitato in un ambiente metropolitano annichilente, in cui non si sente mai realmente integrato, ma dal quale non riesce a staccarsi, cadendo in una routine esistenziale che si ripete in modo circolare. Allo stesso modo la metropoli che li "ingloba" non li accoglie mai pienamente, ma piuttosto li tollera, aumentandone il senso di disagio. E' un film originale e sorprendente, carico di suggestioni eteree (alcuni critici scomodarono addirittura paragoni con Antonioni alla sua uscita). Una piccola perla del nostro cinema indipendente quasi misconosciuta dal pubblico, se non dai cinefili appassionati delle opere di nicchia e delle pellicole weird. E' anche un esempio di come realizzare un buon film con il minimo sindacale delle risorse, ma con delle valide idee ed una visione insolita.
La frase:
- "Dove vai ?"
- "Al cinema"
- "A vedere ?"
- "Quo vadis"
- "E che vuol dire ?"
- "Dove vai"
- "Al cinema !"
- "A vedere ?"
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento