mercoledì 19 maggio 2021

Patton, generale d'acciaio (Patton, 1970) di Franklin J. Schaffner

Durante la seconda guerra mondiale le truppe americane vengono duramente sconfitte in Tunisia dall'Africa Korps del formidabile comandante tedesco Rommel (la "volpe del deserto"). Ma le sorti della campagna d'Africa cambiano quando il comando viene assunto dal generale George S. Patton, militare di vocazione e abile stratega, che con i suoi metodi duri ma efficaci, vince una battaglia dopo l'altra: dal nord Africa allo sbarco in Sicilia, fino a quella, celeberrima e sanguinosa, di Bastogne che condurrà gli americani fin dentro la Germania. Le gesta militari di Patton si alternano alle azioni non sempre limpide dell'uomo, borioso, volgare e invasato, in costante competizione con i suoi stessi alleati per la sua smania di primeggiare. Sono rimaste famose la sua rivalità con il generale inglese Montgomery e il suo plateale gesto pubblico in cui prese a schiaffi un soldato, accusandolo di vigliaccheria. Celebre kolossal bellico biografico dedicato alla controversa figura del generale Patton, per molti un eroe nazionale, per altri un fanatico arrogante guerrafondaio, mal sopportato dai suoi stessi compagni d'armi. E' ovviamente legittimo discutere sull'uomo, ma, come diversi storici hanno evidenziato, in quel delicato momento della guerra una figura del genere era ciò che ci voleva per rovesciare le sorti belliche in favore degli alleati, sul fronte sud-occidentale. Questo film veemente e spettacolare, scritto da Francis Ford Coppola ed Edmund H. North, si basa su due biografie: "Patton: Ordeal and Triumph" di Ladislas Farago e "Soldier's Story" del Gen. Omar Bradley. Quest'ultimo era un collega di Patton e lo detestava per il suo caratteraccio, ma durante la sua collaborazione in qualità di consulente alla scrittura della sceneggiatura, riuscì a mantenere un esemplare distacco, per garantire il massimo dell'obiettività di cronaca. Il risultato complessivo è un film imponente ma anche squilibrato nel tono: la prima parte è ottima per la capacità di analizzare lucidamente la personalità del protagonista, evidenziandone i lati spigolosi e la totale dedizione alla causa bellica. Poi la pellicola sfocia nell'esaltazione delle imprese militari, nella messa in scena grandiosa delle battaglie e nella retorica agiografica di stampo nazionalistico. Fu un grande successo di pubblico e l'Academy Awards lo premiò con 7 Oscar: miglior film, regia, attore protagonista (George C. Scott), sceneggiatura originale (Coppola e North), montaggio, scenografia e sonoro. George C. Scott, autore di una interpretazione memorabile, rifiutò l'Oscar per polemica personale contro l'Academy, rifiutando concettualmente l'idea di una "gara" che mette attori in competizione tra loro. La famosa scena del monologo iniziale che apre il film, con Patton/Scott che fa un discorso motivazionale alle truppe, con una gigantesca bandiera americana sullo sfondo, è diventata un'icona del war-movie a stelle e a strisce.

La frase: "Dio mi aiuti: io amo la guerra, mi piace tutta!"

Voto:
voto: 3,5/5

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