mercoledì 26 maggio 2021

Vite strozzate (1996) di Ricky Tognazzi

Francesco è un imprenditore finito sul lastrico per colpa del suocero che, con una serie di investimenti sbagliati, ha portato quasi al fallimento l'impresa edile di famiglia. Per provare a salvarsi ha urgente bisogno di fondi per aggiudicarsi un appalto importante, ma, visto il diniego delle banche, si rivolge al viscido Sergio, in apparenza un commercialista dall'aria rassicurante, ma che in realtà fa lo strozzino utilizzando soldi provenienti da associazioni a delinquere ed è collegato a gente di malaffare. Quando Francesco pensa di essersi risollevato finanziariamente, scoprirà che l'incubo per lui è appena iniziato. Finito nella rete dell'usura che pretende la restituzione del debito con interessi altissimi, l'uomo dovrà rischiare tutto quello che ha, compreso la sua bellissima moglie. Aspro dramma di denuncia sociale di Ricky Tognazzi (figlio maggiore del grande Ugo), sulla scia di quel cinema italiano civilmente impegnato e moralmente indignato, che annovera illustri istanze di un glorioso passato. E' un film vigoroso e doloroso, diretto con buon mestiere e ottimamente interpretato da un cast assortito con oculatezza, in cui spicca un eccellente Luca Zingaretti, di malefica grandezza. Bella prova anche della procace Sabrina Ferilli, mentre il protagonista Vincent Lindon sembra spaesato e gli altri (Ricky Memphis, Violante Placido, Lina Sastri, Francesco Venditti) si limitano al lavoro di ordinanza. Il racconto è realistico e illumina angoli bui (e troppo spesso sottaciuti) di disumana ferocia, di quotidiana disperazione, di miseria morale e di intollerabile abuso criminale in cui tanti (vittime o carnefici) potranno riconoscersi. Non tutto è al punto giusto però: qualche schematismo di troppo, qualche didascalismo in eccesso e una certa smania registica di strafare, imitando lo stile degli americani. Facendo il pari e dispari tra pregi e difetti, resta comunque il lavoro più solido e riuscito del regista.
 
Voto:
voto: 3/5

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