lunedì 17 maggio 2021

The Fighter (2010) di David O. Russell

Gli Eklund sono una numerosa famiglia di cattolici irlandesi che vivono in una piccola realtà operaia del Massachusetts: due fratellastri che cercano di sfondare nel pugilato (Dickie e Micky), sette sorelle e una matriarca tiranna che intende controllare la vita, anche sportiva, dei due maschi, facendone il manager. Dickie era un pugile promettente che ebbe il suo massimo momento di gloria quando mise al tappeto la leggenda della boxe Sugar Ray Leonard, ma poi si è perso tra vita sregolata, uso di droghe e un carattere difficile. Micky ha meno talento, ma è più affidabile e la famiglia decide di puntare su di lui per sfondare nel pugilato. Quando Micky capisce che l'influenza familiare gli procura più danni che benefici, decide di ribellarsi alla situazione, anche grazie ai consigli di una bella ragazza con cui ha iniziato una relazione. Ma il rapporto con Dickie, difficile quanto profondo, sarà sempre al centro dei suoi pensieri e della sua vita. Più che un film sportivo sulla boxe (che ha comunque la sua importanza come cornice di sfondo e motore dell'azione), questo dramma biografico d'ambiente di David O. Russell (ispirato alla vera storia di personaggi reali) è un affresco antropologico che porta in scena una trucida famiglia di proletari coatti, che cercano di emergere dal loro degrado quotidiano con le armi che hanno a disposizione: forza, aggressività, furbizia, determinazione e durezza di spirito. A parte i personaggi di Dicky (Christian Bale), la madre despota Alice (Melissa Leo) e la sensuale Charlene (Amy Adams), che sono scritti con ambigue sfumature e ottimamente caratterizzati dai rispettivi interpreti, tutti gli altri (compreso il protagonista Micky/Mark Wahlberg) sono piatti e inconsistenti, assolutamente stereotipati nella loro evoluzione. I temi principali che stanno a cuore al regista sono il rapporto tumultuoso e sincero tra i due fratelli, il condizionamento negativo che un ambiente socio-familiare "tossico" produce sul tentativo di riscatto individuale e, ovviamente, quello della seconda occasione, tanto caro al cinema americano. Il risultato finale è un film vivace e confuso, a tratti greve e scalcinato, innocuo e scontato nelle sequenze sul ring, ma in parte riscattato dalle grandi performance dei tre interpreti citati prima e dalla capacità del regista di dirigere agilmente un cast corale, creando delle buone alchimie tra i personaggi. Su cinque candidature ha vinto due Oscar per gli attori non protagonisti: Melissa Leo e Christian Bale. Per interpretare Dicky Eklund, Bale si è sottoposto all'ennesima drastica trasformazione fisica della sua carriera, consolidando la sua fama di grande attore, abile trasformista e tenace professionista.
 
Voto:
voto: 3/5

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