Parigi è teatro di una serie di orribili delitti: corpi di giovani donne dissanguate vengono ritrovati in rapida sequenza in diverse zone della città. Mentre la polizia brancola nel buio, il giornalista Pierre si appassiona al caso ed è il primo a parlare di "vampiri". Per scrivere un articolo l'uomo partecipa ad una festa mondana nel castello degli aristocratici du Grand, dove vivono la marchesa Marguerite e sua nipote Giselle. Il suo istinto e una serie di particolari sospetti gli suggeriscono che la chiave del terribile mistero sia celata proprio nella dimora dei du Grand. Quando anche la sua amica Laurette sparisce nel nulla, Pierre decide di introdursi nel castello di notte per cercare delle prove. Riccardo Freda, eclettico artigiano del nostro cinema con una filmografia di 46 lungometraggi da regista, è stato il primo in Italia a cimentarsi consapevolmente con generi storicamente poco affini alla nostra tradizione, dando così inizio a quella grande "fucina" creativa che sfornò innumerevoli pellicole (tra cui anche diversi capolavori) di grande successo popolare, anche fuori dai nostri confini. Ovviamente sto parlando del nostro glorioso cinema di genere, attivissimo per tutti gli anni '60 e '70, che tanti autori ci hanno invidiato. Il via lo ha dato proprio Riccardo Freda con questo film storico (e poco noto ai non cinefili) che non fu solo il primo horror italiano, ma anche il primo autentico passo verso l'esplorazione dei generi. Prima di questa pietra miliare, il cinema popolare italiano era interessato ad un insieme limitato di generi, come la commedia, il melodramma e i film storici in costume (peplum), molto vicini alla nostra cultura per retaggio e tradizione. Un discorso diverso e più complesso andrebbe invece fatto per il cinema d'Autore, ma non è questo il contesto appropriato. I vampiri è un horror gotico-fantastico costruito su atmosfere inquietanti e su una spiccata dimensione onirica, molto audace per l'epoca. I produttori della Titanus non si fidavano di questi "esperimenti" e temevano che la pellicola non avrebbe incassato nulla, risultando incomprensibile e sgradevole per il pubblico. Per questo motivo venne girata con un budget ridotto all'osso e in soli 12 giorni. Continuando a dubitare del lavoro fatto da Freda anche a prodotto finito, la produzione decise di aggiungere una breve sottotrama poliziesca ed un lieto fine, facendo realizzare le nuove scene a Mario Bava (che non è accreditato come regista), che si occupò anche della fotografia e degli effetti speciali. Per questi motivi è arduo dare un giudizio artistico effettivo sull'opera, le cui numerose ingenuità (più che mai evidenti alla visione odierna) sono chiaramente anche imputabili alla pochezza di mezzi e alla frettolosa lavorazione. Tuttavia la differenza stilistica rispetto alle sequenze girate da Bava (e imposte dalla produzione) è chiara e questo rende giustizia al progetto concettuale di Freda, che avrebbe anche voluto un finale diverso, ben più cupo e terrificante. Va anche menzionato l'uso magistrale degli effetti visivi artigianali (in cui Bava era un maestro), la cui resa è stupefacente alla luce delle scarse risorse disponibili. Come previsto dalla Titanus il film passò praticamente inosservato nel nostro paese, facendo presagire ai menagrami di turno la morte prematura del neonato horror all'italiana. Ma quello che non avevano previsto è che, invece, I vampiri fu molto apprezzato all'estero, a cominciare dai soliti lungimiranti critici francesi che parlarono di un piccolo "miracolo" e dell'inizio di un nuovo corso per il nostro cinema. Ed hanno avuto ragione loro. Chapéu.
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